Pagine Ebraiche – Itinerari
Bianca, un indirizzo di libertà
Nel dossier “Itinerari” su Pagine Ebraiche di gennaio in distribuzione abbiamo scelto di proporvi sei percorsi di consapevolezza in altrettanti grandi centri, sulle tracce di personaggi talvolta un po’ dimenticati ma che hanno ancora molto da raccontarci. Iniziamo dalla Torino di Bianca Guidetti Serra.
Bolzano, 23 febbraio 1944. “Impostare per favore”. Indirizzo a cui recapitare, Via Montebello 15, Torino. Prima di essere deportati verso l’oblio, Primo Levi, Luciana Nissim e Vanda Maestro riescono ad inviare all’amica partigiana Bianca Guidetti Serra un messaggio. “Quando in treno, tutti e tre, stavano andando in Germania, sono riusciti a scrivermi una cartolina. Sapevano che, non essendo ebrea, non correvo determinati rischi ed ero un indirizzo di riferimento perché molti dei loro parenti erano nascosti”, racconterà la stessa Guidetti Serra. Il suo indirizzo – in quella casa di via Montebello, ma non solo – diventerà effettivamente un riferimento per la Torino della Resistenza e della lotta per i diritti civili. È da lei che nei primi giorni dopo l’8 settembre Vittorio Foa e altri antifascisti trovano rifugio. È qui che nel 1943 viene a trovarla un operaio per portarle degli opuscoli sul partito comunista. È l’inizio della sua collaborazione segreta con il partito, battendo a macchina e poi realizzando manifesti clandestini. Il suo ingresso ufficiale tra i comunisti avviene poco dopo la visita dell’operaio, in un palazzo bombardato di piazza Vittorio Veneto, che si affaccia sul Po. Qui, a dieci minuti a piedi da casa, incontra un funzionario, che tra le macerie proclama con solennità: “Ho da darti una bellissima notizia. Da questo momento fai parte del Partito comunista”. Una scena, racconta il procuratore Paolo Borgna, che “sembra uscita da un film sovietico degli anni ’30”. Sempre Borgna ricorda come la vita di resistenza di Bianca fosse profondamente legata al quartiere attorno a casa sua; dalla lattaia che le tiene i documenti, alla portinaia che le apre un appartamento per ciclostilare i manifesti clandestini. Un episodio, quest’ultimo, che facciamo raccontare a Santina Mobiglia, amica di Guidetti Serra nonché cofirmataria della sua biografia Bianca la rossa (Mondadori). “Quella casa oggi non c’è più, ma si trovava in un vecchio edificio di via Santa Teresa all’angolo con Piazza Solferino – racconta a Pagine Ebraiche Mobiglia – La portinaia, che era una compagna di Bianca e delle altre, aveva le chiavi degli appartamenti degli sfollati. Ritenendosi tranquilla e pensando che nessuno sarebbe tornato, mise a disposizione una delle case, dove iniziarono a stampare i volanti dei Gruppi di Difesa della Donna per l’assistenza ai combattenti della Libertà, creati da Bianca assieme, tra le altre, all’amica Ada Gobetti. Una mattina però i proprietari ritornarono, trovando tutte queste ragazze che stampavano senza sosta. La portinaia accampò delle scuse poco credibili, che erano delle povere operaie che facevano valere i loro diritti, e subito tutte uscirono alla svelta dalla casa, svanendo il prima possibile”.
Un episodio quasi divertente ma che, in caso di denuncia, sarebbe costato un sicuro arresto. Così come altrettanto pericolose saranno le biciclettate che Bianca farà per portare messaggi e tenere i contatti con la banda partigiana dell’amico e futuro marito Alberto Salmoni. Un percorso che dal centro di Torino la porta a macinare chilometri verso nord, fino alle valli di Lanzo. Sarà qui che, racconta Mobiglia, Bianca incontrerà un altro torinese resistente: Emanuele Artom. “Lui le chiede di portarle dei libri in modo da darli ai suoi compagni partigiani, spiegandole: ‘Sai, se qui non ci educhiamo un po’ dopo la guerra ci ritroviamo come prima’. Lei andrà a casa e metterà insieme uno zainetto di libri, ma non riuscirà mai a consegnarlo ad Artom. Catturato, sarà poi ucciso”.
Chi sopravvive è Primo Levi, che da Auschwitz riesce miracolosamente a mandare una cartolina all’indirizzo di Bianca per far sapere che è vivo. “Anche una volta liberato, Levi manderà una lettera a Bianca in Via Montebello 15 per far sapere che è sopravvissuto”. Quell’indirizzo, spiega Mobiglia, cambierà di lì a poco, quando Guidetti Serra si sposterà in via San Dalmazzo. Qui vivrà e lavorerà come avvocato penalista, diventando un simbolo della lotta per i diritti civili. Cambierà casa, ma il suo indirizzo rimarrà un punto di riferimento.
Daniel Reichel, dossier “Itinerari” – Pagine Ebraiche gennaio 2021
(11 gennaio 2021)