“Censimento libri ebraici,
un progetto mai tentato”
Dopo un’iniziale fase pilota, il progetto di censimento digitale di circa 35mila volumi a tema ebraico “Y-TAL-YA Books, frutto di una collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’ente a capo dell’iniziativa, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la Biblioteca Nazionale di Israele e la Rothschild Foundation, ha preso ufficialmente il via la scorsa estate. Obiettivo: realizzare un database bilingue, in italiano e in ebraico, che permetta di coprire l’intero arco che va dalle origini della stampa fino agli Anni Sessanta del secolo scorso. Quattordici le comunità ebraiche e venticinque le istituzioni statali oggetto della ricognizione.
Un progetto di portata storica sul quale si sofferma in un saggio Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma nonché membro del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia.
“È da sempre auspicata e sollecitata la realizzazione di un censimento che permetta di avere contezza del patrimonio bibliografico ebraico italiano a stampa attualmente esistente presso le comunità e le istituzioni culturali, dopo le dispersioni e le distruzioni subite nell’ultimo conflitto bellico” scrive su DigItalia web, rivista del digitale nei beni culturali.
Fino ad oggi, ricorda De Pasquale, “tutti i tentativi si sono arenati sul nascere”. Anche nelle biblioteche statali, molte delle quali detengono importanti fondi ebraici, “i progetti di censimento si sono limitati agli istituti tradizionalmente più noti e per lo più ai fondi manoscritti, tralasciando generalmente i libri posteriori al XVII secolo”.
De Pasquale si riferisce in particolare alla Biblioteca Palatina di Parma, che conserva il fondo appartenuto all’abate Gian Bernardo De Rossi, comprendente anche, “oltre a straordinari manoscritti, un’eccezionale raccolta di edizioni antiche, tra cui l’unica copia sopravvissuta del più antico testo stampato in caratteri ebraici con data certa (Reggio Calabria, 1475) e la serie quasi completa di edizioni prodotte dalla famiglia Soncino, che è stata oggetto del progetto europeo Judaica Europeana ed ha riguardato la digitalizzazione degli incunaboli e di parte delle cinquecentine”. O alla Biblioteca nazionale universitaria di Torino, dove si trova un fondo di opere a stampa “che costituisce una fonte unica per studiare la storia della tipografia ebraica”. Una ricchezza recentemente valorizzato in una mostra intitolata Judaica Pedemontana.
Ad essere segnalate anche “le numerose cinquecentine ebraiche presenti nelle biblioteche Casanatense e Angelica, che furono oggetto di cataloghi a stampa, o la raccolta dei fratelli Lattes della Biblioteca nazionale Braidense, che ancora giace senza specifici strumenti descrittivi”.
Solo alcuni esempi di un patrimonio immenso che si andrà a riscoprire e valorizzare.
(13 gennaio 2021)