Firenze e i fratelli Rosselli “Il coraggio di parlare chiaro”
“Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome ‘Il Crepuscolo’. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci, dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo ‘crepuscolari’, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati. Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: chiamiamolo ‘Non Mollare’. E tutti fummo subito d’accordo”. Gaetano Salvemini ripercorreva con queste parole la genesi di una delle più importanti iniziative dell’Italia antifascista: il periodo clandestino Non Mollare, il primo nel suo genere a veder la luce nel nostro Paese. Andò in stampa per pochi mesi, dal gennaio all’ottobre del ‘25. Ma fu un’esperienza straordinaria, indimenticabile. La prova che c’era anche un’altra Italia. Un’Italia che non si arrendeva ai soprusi e alla violenza di Stato.
Anime della pubblicazione furono proprio Nello e il fratello Carlo, che seppur nati a Roma erano ormai già da tempo fiorentini d’adozione. La loro casa in via Giusti fu il cuore pulsante di Non Mollare, che costituì per tutto l’arco della sua uscita una vera spina nel fianco del regime.
“Il nostro itinerario in loro ricordo non può che partire da lì, da via Giusti 38” sottolinea Valdo Spini, ex ministro e attuale presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli. All’esterno dell’edificio, che si trova di fronte a un istituto superiore intitolato a Salvemini e in cui insegnò tra gli altri Ernesto Rossi, una targa ricorda il valore e il significato di quella esperienza.
Stretto e inscindibile il legame con le vicende relative al Circolo di Cultura dato alle fiamme dai fascisti poche settimane prima, nell’ultimo giorno dell’anno 1924. La prima sede del circolo, racconta Spini, era collocata in un palazzo in via degli Alfani 81 (palazzo Errera) dove si trovava lo studio di Alfredo e Nello Niccoli, futuro leader nella lotta per la liberazione di Firenze. “Era però un qualcosa di molto limitato come raggio d’azione. Uno spazio ristretto a una cerchia di amici”. Il salto di qualità, prosegue Spini, avverrà con il trasferimento in altra sede, in Borgo Santi Apostoli al numero 27, in un appartamento di proprietà di Vincent Howells. È lì, in quel drammatico crepuscolo di ‘24, seguito pochi giorni dopo dall’intervento di Mussolini in Parlamento, quello in cui si assunse “la responsabilità politica, morale e storica” del delitto Matteotti da poco avvenuto, che avvenne l’assalto dei criminali in camicia nera. Il circolo fu sventrato e i mobili dati alle fiamme in piazza. “Nessuno morì, almeno quel giorno. Per fortuna spiega Spini il circolo era vuoto”. Per i fratelli Rosselli, come noto, la fine arrivò violenta il 9 giugno del ‘37 a Bagnoles-de-l’Orne, in Francia, dove furono raggiunti dai fascisti della Cagoule. Non morivano però le loro idee. Lo ricorda anche l’epigrafe scritta da Calamandrei in loro memoria: “Giustizia e libertà. Per questo morirono. Per questo vivono”. Ci troviamo al cimitero di Trespiano. È quello, dice Spini, il luogo giusto per concludere questo omaggio.
as, Dossier Itinerari, Pagine Ebraiche Gennaio 2021