Squadrismo
Lo chiamano “zoombombing”, con neologismo inglese molto brutto ma d’effetto. Un nome in italiano però questa nuova violenza ce l’ha e affonda le sue radici politiche e storiche nel fascismo. Quando un secolo fa le squadre di camicie nere organizzavano spedizioni punitive vigliacche contro esponenti dell’antifascismo, giornalisti, operai, sindacalisti, sacerdoti, mettevano in atto una tecnica che ha fatto scuola. Organizzare azioni violente assicurandosi impunità, ridondanza numerica, scarso pericolo di reazione. L’effetto desiderato era la diffusione della paura, incutere timore e obbligare l’avversario a rinchiudersi in spazi sociali sempre più ristretti, alla lunga irrilevanti. Lo squadrismo fascista naturalmente non è scomparso nella sua versione classica, ma nella sua dimensione post-covid ha assunto le comode vesti dell’incursione informatica. Lo scopo è lo stesso: impedire all’avversario di esprimersi, incutere timore, costringerlo al silenzio o a ripiegare in ambienti protetti e alla lunga inascoltati. Ripetere l’errore degli anni Venti sarebbe oggi fatale. Non reagire agli attacchi di gruppi neofascisti che disturbano e tentano di interrompere con insulti e scritte gli eventi pubblici e democratici organizzati sulle piattaforme informatiche (quella più vulnerabile sembra proprio Zoom) sarebbe fatale e politicamente imperdonabile. Ai fascisti danno fastidio gli eventi in cui si parla di libertà, di diritti delle donne, di diversità di genere, di immigrazione e razzismo. E vedono con il fumo negli occhi chiunque parli di ebrei, di Shoah, di Israele e di antisemitismo, al punto che le comunità ebraiche sono costrette ad attivare strumenti di controllo per evitare incursioni nella fitta rete di incontri che ormai da un anno vengono organizzati in rete. Negli anni Venti non tutti gli ebrei compresero la pericolosità della strategia fascista. Erano in pericolo allora come oggi le libertà democratiche e le comunità ebraiche nella loro identità di piccola minoranza erano un anello debole facilmente attaccabile. Lo erano allora, lo sono anche oggi a giudicare dal crescente antisemitismo nelle sue diverse forme. Ma oggi sappiamo riconoscere i segni del pericolo. Per cui smettiamola di chiamarlo zoombombing, cedendo a improbabili anglismi, e diamogli il nome che merita: squadrismo fascista. E reagiamo, che diamine!
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC