Vittoria o sconfitta

Domenica scorsa il Gruppo di Studi Ebraici di Torino, insieme all’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” (ISTORETO), presenta il libro La generazione del deserto di Lia Tagliacozzo. Claudia Abbina, la prima oratrice, ha iniziato a parlare da pochi minuti quando nella videoconferenza zoom fanno irruzione alcuni disturbatori con slogan e immagini antisemite; ma questo lo avrei scoperto soltanto il giorno dopo leggendolo su queste colonne, e poi sui giornali, e poi risentendolo più e più volte nei telegiornali. In quel momento non ho percepito quasi nulla e, come me (e chi era con me), credo, molti tra i partecipanti: avevamo scelto di visualizzare a tutto schermo l’oratrice e quindi non vedevamo altro; quanto alle incursioni verbali, sono state prontamente silenziate; tempo un paio di minuti e i disturbatori sono stati individuati ed espulsi, e la presentazione è andata avanti come previsto, anche se gli oratori prendendo la parola si dichiaravano comprensibilmente scossi.
Personalmente continuo a ritenere che sia stata una serata interessante e coinvolgente, non solo per gli interventi, tutti molto belli, di Claudia Abbina, consigliera dell’ISTORETO di Fabio Levi, Presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi, e della stessa autrice, ma anche per l’ampia partecipazione di pubblico – oltre un centinaio di collegamenti da Torino, Roma, Milano, Firenze, Parigi, Israele, ecc – che mi ha consentito tra l’altro di rivedere, anche se in forma di quadratino, tante persone che non vedevo da molto tempo.
Non voglio certo sminuire la gravità dell’accaduto. Nei giorni successivi sono stata coinvolta in una discussione sull’opportunità di dare una pubblicità così ampia a un’incursione di due minuti che non era riuscita a fare nessun danno sostanziale; qualcuno rilevava giustamente il rischio che la notizia desse luogo a fenomeni di emulazione; personalmente, tuttavia, mi ero schierata tra coloro che erano favorevoli a parlarne perché – ho affermato – solo così l’opinione pubblica può percepirne la gravità. Però è altrettanto importante che si sottolinei – come ha fatto giustamente Lia Tagliacozzo in tutte le interviste – che gli antisemiti non hanno vinto e che la presentazione si è svolta comunque.
Date queste premesse sono rimasta molto sorpresa e sconcertata dalla scelta di Moked e Pagine ebraiche 24 di non dare nessuna informazione sulla serata se non per parlare dell’incursione. Anzi, addirittura ieri se ne è parlato per contrasto con un’altra presentazione dello stesso libro avvenuta tre giorni dopo, che avrebbe consentito una maggiore serenità, affermando invece che la presentazione di domenica era stata interrotta senza precisare che era stata immediatamente ripresa e che si era poi svolta regolarmente.
Non sempre mi sono chiari i criteri con cui su queste colonne si sceglie di dare più o meno spazio alle varie attività che si svolgono nell’Italia ebraica. A maggior ragione quando si tratta di eventi in videoconferenza, a cui si può collegare chiunque da qualunque parte del mondo e dunque conta relativamente poco quale sia la Comunità o l’organizzazione ebraica che li promuove. Capisco che non sempre si può programmare tutto e che c’è un inevitabile margine di casualità. Certo, che tra due presentazioni dello stesso libro che si svolgono a tre giorni di distanza l’una dall’altra si scelga di parlare della seconda in ordine cronologico e non della prima appare un po’ anomalo, ma capisco che possa capitare anche questo senza che ci sia cattiva volontà da parte di nessuno. Quello che dal mio punto di vista è inconcepibile è che si faccia apparire interrotta poco dopo l’inizio un’attività che invece si è svolta regolarmente e che, per quanto ne so, è stata anche molto apprezzata. In questo modo si presenta una sconfitta degli antisemiti come se fosse stata una vittoria. Era proprio necessario far loro questo regalo?

Anna Segre