Riti e canti delle Comunità,
un progetto per le radici
Il calo delle nascite, le numerose aliyot, il conseguente assottigliamento demografico e una crescente lontananza dall’ebraismo rischiano di mandare nel dimenticatoio alcune conoscenze inestimabili. Tra i tesori che rischiano di andare perduti ci sono i vari riti e canti delle Comunità ebraiche italiane.
Fino ad oggi la preservazione del rito comunitario era in genere demandata all’iniziativa di singoli individui che, specialmente su richiesta di pochi volontari, insegnavano le musiche del rito locale.
Il “Progetto Chazanut” nasce allargare interesse e conoscenza. Un’iniziativa UCEI in raccordo con l’Institut Européen des Musiques Juives, istituto parigino che si occupa di catalogare e preservare i riti delle Comunità di tutta Europa. Obiettivo di questa collaborazione è di dare un ampio respiro e portare una vasta platea a conoscenza delle suggestive diversità di rito delle Comunità italiane, presenti anche in realtà geograficamente vicine. A coordinare questo impegno il rav Elia Richetti, responsabile scientifico del progetto, il Maestro Riccardo Moretti, in qualità di coordinatore della Commissione Cultura UCEI, e Ishai Richetti, che del progetto è il coordinatore operativo.
“Il progetto si propone di raccogliere e catalogare tutte le tradizioni liturgiche delle Comunità di cui è ancora reperibile qualche traccia”, sottolinea rav Richetti. “Le Comunità ebraiche in Italia, appartenenti ai tre riti distinti italiano, spagnolo e tedesco (più qualche ricordo del rito provenzale) rappresentano un patrimonio unico, perché non solo tra una Comunità e l’altra esistono differenze notevoli nel rito e nella sua cantillazione, ma anche nella stessa Comunità possono esistere canti diversi fra una sinagoga e l’altra”.
“Gli spostamenti di singoli ebrei o di interi gruppi da un luogo all’altro per vicende storiche, o per estinzione o formazione di varie Comunità – prosegue il rav – hanno poi portato varie melodie a trasformarsi, ad essere usate in contesti diversi da quelli originari, a sparire del tutto o a nascere per iniziativa di un singolo ufficiante o di un autore esperto di musica”.
È quindi fondamentale, conclude, “preservare quanto ancora reperibile, o per uso tuttora mantenuto, o per memoria di testimoni, o per altra documentazione, affinché questo prezioso patrimonio non si perda per assimilazione o per semplice dimenticanza”.
Il progetto porterà, oltre alla conservazione del rito, anche alla conoscenza di una ricchezza poco conosciuta in ambito mondiale e all’implementazione di significative attività collaterali. “Molto materiale, specialmente di alcune Comunità, è già esistente anche se andrà reso fruibile in maniera migliore e questo è il mio impegno. Sono totalmente in accordo con il rav Richetti e con l’UCEI sull’urgenza e l’importanza di mantenere viva la tradizione italiana”, dice il Maestro Moretti. “Per me è un onore collaborare con persone di alto livello e di ampia conoscenza del rito italiano come il rav Richetti.”
(Nell’immagine il rav Elia Richetti)
(17 gennaio 2021)