Dossier “Itinerari”
Ascarelli, l’uomo che regalò
il calcio a Napoli

Nel dossier “Itinerari” su Pagine Ebraiche di gennaio abbiamo scelto di proporvi sei percorsi di consapevolezza in altrettanti grandi centri, sulle tracce di personaggi che hanno ancora molto da raccontarci. Un viaggio nei luoghi e tra ideali e valori che non hanno perso d’attualità. Come quelli testimoniati da Giorgio Ascarelli, tra i grandi napoletani del Novecento.

Fondatore della società di calcio del Napoli, Giorgio Ascarelli fu anche un grande filantropo e mecenate. Molte delle più significative iniziative in campo sociale, a cavallo tra Anni Dieci e Venti del secolo scorso, portano la sua firma. Un contributo di recente riscoperta. Nico Pirozzi ne è uno dei massimi conoscitori su piazza. Il promotore di quella che considera anzitutto una battaglia di civiltà: far cambiare la denominazione del piazzale dello stadio partenopeo, oggi dedicato al fascista e repubblichino Vincenzo Tecchio, facendo sì che nella toponomastica cittadina subentri al suo posto proprio il nome di Ascarelli.
Imprenditore nel tessile, proprietario di una delle più grandi aziende italiane nel suo settore, Ascarelli istituì il Napoli calcio nel primo giorno di agosto del 1926. “Pur grati a coloro che sono stati la nostra matrice – così solennizzò quella circostanza – l’importanza del momento e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo e antico come la terra che ci tiene, un nome che racchiude in sé tutto il cuore della città alla quale siamo riconoscenti per averci dato natali, lavoro e ricchezza. Io propongo che l’Internaples da oggi in poi, e per sempre, si chiami Associazione Calcio Napoli”. Alla città donò in seguito anche uno stadio moderno e funzionale, interamente costruito a sue spese ma destinato purtroppo a vita breve: prima per gli effetti di un bombardamento alleato e poi per quelli di uno sciacallaggio che nulla lasciò in piedi di quello che, per l’epoca, era senz’altro un gioiello architettonico. Tre gli itinerari che Pirozzi ha pensato per riscoprire Giorgio e la sua vita. Il primo si dipana in pieno centro storico, partendo da via Santa Brigida 51 dove visse da bambino. Siamo nel cuore di Napoli, di fronte al Maschio Angioino e accanto a piazza Municipio. “Un luogo particolarmente evocativo. Anche perché suo padre – racconta Pirozzi – fu vicesindaco per la zona Mercato”. Si prosegue quindi in via Agostino Depretis, importante anch’essa perché è la strada dove aveva sede la loggia massonica di rito scozzese Losanna “cui erano entrambi associati”. Suggestivo poi andare in piazza Bovio, dove fino al ‘93 aveva la propria sede il partito socialista: la forza politica cui Giorgio aderì 20enne. Tappa successiva il famoso “Rettifilo”, e cioè Corso Umberto I, con in via Pietro Colletta la vecchia sede dei grandi magazzini Ascarelli. “Un palazzo rilevante non solo per la sua mole e bellezza, ma anche perché vi si incontra la Storia. Secoli addietro – spiega Pirozzi – vi fu infatti officiato il processo postumo al celebre Masaniello”.
Il secondo percorso parte da via Posillipo 169, in uno dei quartieri più belli della città, dove si trova Villa Bice. È lì che Ascarelli visse insieme alla moglie e perse purtroppo la vita, per una peritonite mal curata, ad appena 36 anni. Era il 1930. Migliaia di napoletani, toccati dalla sua scomparsa, si riversarono nelle strade per accompagnare il feretro fino al cimitero. “Dopo Posillipo – prosegue Pirozzi – imprescindibile è un passaggio per la riviera di Chiaia e a villa Pignatelli, dove l’ebraismo rinacque dopo secoli grazie all’impegno della famiglia Rothschild. Andiamo poi in via Cappella Vecchia, dove troviamo la sinagoga e la Comunità ebraica. Uno spazio acquistato grazie a un lascito di Dario Ascarelli, cugino di Giorgio”. Ultima fermata alla banchina Santa Lucia dove ha sede il Circolo del Remo e della Vela Italia “di cui Ascarelli fu uno dei fondatori”.
Il terzo itinerario è più strettamente calcistico e Pirozzi lo fa partire davanti allo storico stadio San Paolo, fresco di ridenominazione in memoria di Diego Armando Maradona. Da lì suggerisce di spostarsi in quello che è ancora conosciuto come “Rione Ascarelli”, dove un tempo sorgeva lo stadio costruito da Giorgio. La conclusione al cimitero ebraico, dove questo grande personaggio sul quale il fascismo si accanì dopo morto, sforzandosi con tutti i mezzi di cancellarlo dalla memoria collettiva, riposa da ormai oltre 90 anni.

a.s – Dossier “Itinerari” Pagine Ebraiche gennaio 2021