Sportivi

Se Teimour Radjabov ha meritato di stare in prima pagina sul Jpost dopo essersi aggiudicato un prestigioso torneo, forse dipende più dal fatto che è ebreo che da un sincero interesse del giornale per gli scacchi. Tuttavia la dichiarazione che il campione ha rilasciato dopo la vittoria richiama un argomento semplice, ricorrente e sempre attuale: “volevo dare al mio Paese una ragione per sentirsi orgoglioso”. Così, il campione azero, come Paolo Rossi e a maggior ragione Maradona, è rimasto a lungo sulle prime pagine dei quotidiani: ha rappresentato una rivendicazione della dignità umana e di un orgoglio perduto. Questione universale e facilmente condivisibile, almeno finché non degenera in nazionalismi o in altri -ismi. Un richiamo all’attenzione che va sempre posta a ciò che secondo Ben ‘Azài, Maestro della Mishnà, è “il principio generale più importante della Torà”: ogni uomo è stato creato a immagine di D-o. Semplice, almeno a dirsi. Ma di una umanità fondamentale, radicale, essenziale.
Se la dignità dell’uomo è basilare, anche la felicità ha la sua importanza. Su Maradona è stato detto di tutto e di più, bene e male. Fra le tante, una sua frase è riecheggiata spesso: “Noi andiamo in campo per far felice la gente”. E anche lui sembrava davvero felice di giocare, su qualsiasi campo, con qualsiasi palla. Tutto qui? Tutto qui. Semplice, almeno a dirsi…Nel Talmud troviamo un brano in cui si parla di persone particolarmente virtuose che hanno sicuramente diritto al mondo futuro. Fra queste, ce ne sono due il cui merito è quello di essere “gioiose”: “rallegriamo le persone tristi” (TB Ta’anìt 22a). Semplice, almeno a dirsi. E alla portata di tutti!

Rav Michael Ascoli

(19 gennaio 2021)