Periscopio – Armata sapientia

Il Centro Studi sui diritti antichi, istituito formalmente nel 2014 presso l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, ma, in realtà, operativo, di fatto, già da diversi anni prima, rappresenta un osservatorio prezioso, nel quale studiosi di diverso orientamento e varia formazione scientifica si confrontano su alcune delle tematiche basilari dell’umana civiltà (quali la famiglia, la guerra, la patria, la terra, la comunicazione, la scrittura, la sepoltura…), così come interpretate nelle varie culture del passato (nonché nel mondo contemporaneo, alla cui comprensione il Centro appare direttamente finalizzato, nella persuasione che ogni presente non è che il punto di arrivo di un lungo filo, proveniente dal passato, e proiettato nel futuro). I contributi, elaborati nell’ambito del Centro, volti allo studio dei cd. Diritti dell’antico Oriente mediterraneo (categoria alquanto controversa e problematica), sono molto significativi, e ormai riconosciuti anche a livello internazionale. E, segnatamente, la conoscenza dell’antico diritto ebraico – studiato in chiave comparativa con i diritti romano, ellenico, hittita, paleo- e neobabilonese e altri – ha conosciuto certamente, grazie a tali ricerche, consistenti progressi.
Fin dalla sua fondazione, e anche da prima, Presidente e animatore del Centro è ininterrottamente stato il Professore Francesco Paolo Casavola (già Presidente della Corte Costituzionale, Presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli, Garante per l’Editoria e la Radiodiffusone, Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Presidente del Comitato Nazionale di Bioetica e altro ancora), di cui già abbiamo avuto modo di parlare su queste colonne. Il Professore, lo scorso 12 gennaio, ha festeggiato – in una straordinaria giovinezza intellettuale – il suo novantesimo genetliaco (tra le prime telefonate di augurio, quella del Presidente Mattarella), e un gruppo di autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, dell’Accademia, della Chiesa, delle Istituzioni (tra i quali segnaliamo soltanto il Rabbino Capo di Roma, nonché Vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica, Riccardo Di Segni, a Casavola legato da un antico rapporto di stima e amicizia), ha voluto costituirsi, più di un paio di anni fa, in Comitato promotore di una raccolta di scritti in suo onore, invitando poi alcuni valenti studiosi – scelti, oltre che per il loro valore, anche per il rapporto di vicinanza umana e/o intellettuale con l’onorato – a consegnare un testo in cui, in qualche modo, si facesse riferimento alla sua persona o alle sue attività.
Ne è derivato un volume di oltre mille pagine, nel quale il pensiero di Casavola (che spazia sui campi più diversi del sapere, dai diritti antichi a quelli positivi, dalla morale alla filosofia, dalle problematiche sociali e politiche agli assetti costituzionali, dai problemi ecclesiali alla bioetica, la dignità dell’uomo e altro) viene, per così dire, moltiplicato, e usato come lievito e sollecitatore di una riflessione a 360° sulle potenzialità – positive e negative – dell’uomo, le sue libertà e responsabilità, i suoi diritti e doveri nei riguardi del prossimo, della società civile e del creato.
Alla silloge (curata da Lorenzo Franchini, ed edita dall’Editoriale Scientifica) è stato dato il titolo Armata sapientia, espressione tratta da una frase di Gianvincenzo Gravina, il cui significato è oggetto di un commento particolarmente profondo in un saggio di Paolo De Angelis ospitato nella raccolta. La scelta si è basata sulla considerazione che quella di Casavola è sempre stata, appunto, una armata sapientia, un sapere destinato non solo a descrivere e comprendere la realtà, ma anche a incidere su di essa, a plasmarla e migliorarla. E piace riportare, a questo proposito, le righe finali di una lettera che il Maestro ha voluto inviare, come ringraziamento, a tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta: “Ho subito condiviso [l’idea del titolo], non certo in quanto convinto di possedere alcuna sapientia, e tanto meno armata, ma perché l’espressione di Gravina mi pare pregna di un importante insegnamento morale, che è nostro comune compito custodire e trasmettere alle future generazioni: i valori di ‘virtute e canoscenza’ devono trovare, giorno per giorno, la forza di tradursi in alimento e collante della società civile; la sapientia non deve restare recintata nel cenacolo intellettuale, ma deve percorrere e irrorare la società vivente, combattere armata per la costruzione di una civiltà di giustizia, umanità, solidarietà”.

Francesco Lucrezi, storico