L’iniziativa della Camera
“Musica, strumento di Memoria”
Con “Note di Memoria”, l’iniziativa trasmessa stamane sulla webtv della Camera dei deputati (una replica è prevista per le 18), la musica torna sinonimo di ricordo, impegno, valori. Al centro l’attività svolta in questo ambito dal Maestro Francesco Lotoro, da oltre trent’anni impegnato nella raccolta e valorizzazione della cosiddetta musica concentrazionaria.
Una musica, ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, “capace di parlare a tutti, di trasmettere emozioni, di raccontare storie”. Attraverso la musica, ha infatti aggiunto, è possibile “costruire memoria, un dovere che ricade su tutti noi, istituzioni e cittadini, per non dimenticare pagine drammatiche della nostra storia e rendere più solidi i principi fondamentali su cui si basa la nostra comunità”. Secondo Fico “tenere viva la Memoria è tanto più importante in una fase storica in cui atti terroristici e manifestazioni crescenti di antisemitismo determinano, anche in un continente come l’Europa, rischi per la sicurezza dei nostri concittadini ebrei, al punto da indurli in alcuni casi ad abbandonarlo”.
Ad intervenire anche la Presidente UCEI Noemi Di Segni: “La Memoria della Shoah – ha affermato – è ricostruzione e affermazione di verità, ma non solo. È anche impegno odierno nelle piccole cose che scegliamo di fare ogni giorno ma che messe assieme diventano sistema. La Memoria della Shoah riguarda quanto accaduto al popolo ebraico, ma è un imperativo per tutti”.
“La Shoah di cui facciamo Memoria – ha poi aggiunto Di Segni – non inizia con i ghetti e le deportazioni né finisce il 27 gennaio del 1945 con la liberazione che oggi ricordiamo. Non è solo il campo di sterminio di Auschwitz. La Shoah è anche Italia, è anche fascismo, con atti sistemici di discriminazione e con le decine e decine di campi di concentramento accanto alle nostre città”.
Durante la trasmissione è stato trasmesso in anteprima il concerto Lunga Vita alla Vita! eseguito e registrato presso il Teatro G. Curci di Barletta.
(Nell’immagine la registrazione di Lunga Vita alla Vita!)
Di seguito l’intervento della Presidente Di Segni
Signor Presidente Roberto Fico, Signori Deputati, Maestro Lotoro,
Sono passati vent’anni dal 27 gennaio 2001, la prima celebrazione del Giorno della Memoria a seguito della legge italiana che per prima ne sanciva l’istituzione, nel luglio del 2000. Data della liberazione del campo di Auschwitz dalle forze sovietiche.
Venti anni è lo spazio temporale di una generazione. Non possiamo quindi esimerci dal comprendere quanto e cosa sia stato tramandato da parte nostra – persone ed istituzioni – in questo “ventennio” alla generazione della memoria. Certo uso il ben noto termine “ventennio” riferito all’era fascista perché proprio lì che punto il dito, è proprio sul raccordo tra corretta lettura del passato fascista e corretta lettura delle nostre vite di oggi che pullulano di nostalgie emergenti. In mezzo, ma non nel vuoto autonomo, c’è la Shoah, deportazione e sterminio. Ci sono sei milioni di anime sacrificate, che avevano ciascuna un nome, un vissuto, che potevano donare al mondo bellezza e generosità di idee e progresso. I pochi sopravvissuti ce lo insegnano ogni giorno, quanta umanità perduta, quanta disumanità prevaricava. Allora ma anche oggi.
Punto un dito per scorrere le righe di libri, articoli, pareri, difese, manifesti, delibere, circolari e decreti e leggi, note musicali – scritti e non scritti – negli anni ‘22-‘43. Punto il dito per leggere quanto viene pubblicato su internet, post e manine e faccine, scritto e non scritto nella letteratura e nella stampa odierna, nei decreti e nei codici di condotta, nelle composizioni musicali odierni. Punto il dito d’accusa verso chi ha minato allora e mina oggi il mondo con odio e antisemitismo, ma anche verso noi stessi se non abbiamo saputo educare questa generazione, generazione della Memoria. A volte appoggio la mano sulla fronte come per chiedere a me stessa “com’è possibile?” Cosa dovrebbe cambiare? Cosa abbiamo mancato di scrivere, dire, raccontare, fare, ricordare?
Signor Presidente Fico, grazie per l’impegno suo personale e della Camera dei deputati, da molti anni, per quanto fatto, per dare senso e sostanza attuativa all’imperativo della memoria e della trasmissione. La vita che scorre ogni giorno testimonia senz’altro un vuoto colmato, con ragazzi che acquisiscono consapevolezza sui concetti di legalità e di responsabilità personale verso il prossimo e di convivenza, sempre più stimolante con la presenza variegata di altre religioni e provenienze nel nostro Paese, con diversità che diventano esperienze comuni di valori e di fare, con bambini che sanno insegnarci più di quanto abbiamo imparato nelle aule universitarie. Con istituzioni, alte, capaci di dire scusa, capaci di prendersi le loro responsabilità. Questa è un’Italia che esiste e che incontriamo ogni giorno e ci commoviamo. Ma c’è in parallelo un vuoto che diventa abisso dell’oblio e del nero che fu. Gruppi di nostalgici neonazisti e neofascisti, giovani e giovanissimi, squadristi esecutori di ordini perentori di crimini di odio, scritte antisemite, odio verso lo Stato di Israele che diventa negazione di ogni riconoscimento, il tutto accelerato e propagato con la forza mediatica della rete, il facile anonimato e l’assenza di diretto contatto con il soggetto aggredito.
La memoria della Shoah è ricostruzione e affermazione di verità, ma non solo. È anche impegno odierno nelle piccole cose che scegliamo di fare ogni giorno ma che messe assieme diventano sistema. La Memoria della Shoah riguarda quanto accaduto al popolo ebraico, ma è un imperativo per tutti. La Shoah di cui facciamo Memoria non inizia con i ghetti e le deportazioni ne finisce il 27 gennaio del 1945 con la liberazione che oggi ricordiamo. Non è solo il campo di sterminio di Auschwitz. La Shoah è anche Italia, è anche fascismo, con atti sistemici di discriminazione e con le decine e decine di campi di concentramento accanto alle nostre città. È secoli e secoli di odio antigiudaico perpetrato in ogni angolo e periferia. Perché quanto accaduto allora scorre ancora oggi nelle parole dette e non dette, scritte e non scritte, nei silenzi e negli urli, di chi è sopravvissuto e di chi gli ha vissuto accanto, di chi le ha espresse con note musicali. È l’identità del singolo e collettiva di un intero popolo. È paradigma per relazionarsi a ogni forma di odio e razzismo ad ogni altro sterminio.
E se oggi la Memoria incontra l’odio – verso l’ebreo e verso Israele – vuol dire che dobbiamo fare di più. Integrare percorsi educativi e formativi, rafforzare la normativa penale di prevenzione e contrasto, colmare vuoti di ignoranza e sottovalutazione, comprendere che il fascismo e le sue nostalgiche manifestazioni odierne non ha alcun “sì ma” e alcun fascino, non era solo un male finale verso gli ebrei, ma un male per l’intera società italiana e le altre terre invase, né può essere fonte di potere e di reddito; ricordare che durante l’occupazione nazista, la deportazione degli ebrei italiani avvenne con la piena collaborazione della Repubblica Sociale, fiancheggiatrice degli occupanti nazisti.
Mettere in sicurezza e comunità persone e ancor prima le anime dei giovani.
L’impegno dello Stato, anche in un periodo terribile come questo, è nel preservare i valori della Memoria, che non sono un’idea astratta, ma un insieme di pratiche molto tangibili, oggi, adesso, ora. Primo fra tutti e assoluto – il valore della vita.
La prolungata crisi dovuta all’emergenza sanitaria rischia di travolgere interi settori della società. Ed è proprio in momenti come questo che il malessere sociale si può incanalare in derive pericolose, come ma non solo l’antisemitismo, un fenomeno in crescita, come rilevato dalla recentissima relazione del gruppo di lavoro per il contrasto dell’antisemitismo istituito un anno fa presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e coordinato dalla Professoressa Milena Santerini, che ringrazio per il suo prezioso lavoro.
La relazione sprona ad attuare una serie di buone pratiche, ad adottare determinati emendamenti di legge, che auspico siano approfondite ed accolte nelle aule del Parlamento, assieme ad iniziative che sostengono, in positivo, forme di collaborazione, che rafforzino la convivenza, le capacità umane di donare e di fare il bene del prossimo. Fare Memoria non solo della banalità del male come ci insegna la filosofa Anna Arendt, ma anche della banalità del bene.
Signor Presidente, vorrei concludere con le parole di Nedo Fiano, z’l, scomparso un mese fa, papà dell’onorevole Fiano, che ha sollecitato in infinite occasioni la coerenza di quest’aula con i suoi interventi e con proposte autorevoli sul tema odierno.
Ha scritto Nedo:
“Penso, leggo e scrivo, ma sono sempre là, tra i fili spinati e lì resterò fino alla fine della mia vita. Ogni giorno apro gli occhi su un mondo difficile e spesso ostile, ma anche pieno di stimoli e tentazioni. Mi rimbocco le maniche, accetto la sfida e mi batto.”
Dobbiamo tutti insieme accogliere il suo invito. Conosciamo purtroppo il male del mondo, l’orrore del passato, le difficoltà e il dolore del presente; e dobbiamo tutti insieme rimboccarci le maniche, accettare la sfida, batterci per migliorarlo, anche con le note che ascolteremo tra poco.
Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(24 gennaio 2021)