Difendere l’albero di Israele

Il giorno in cui le truppe liberarono Auschwitz – il 27 di gennaio – era sabato 13 Shevat, Shabbath Shirà, due giorni prima di Tu Bishvat, il Capodanno degli alberi. È chiaro che coloro che liberarono il Campo di sterminio non erano consapevoli di questa coincidenza, ma se non vogliamo pensare che non si sia trattato di un fatto casuale, dobbiamo farci qualche domanda.
Lo scopo del nazismo e del fascismo era quello di “sradicare” dall’Europa la presenza ebraica e di trasformarla solo in un ricordo archeologico, come il Museo che i nazisti stavano creando a Praga, a testimonianza di una civiltà “scomparsa”.
Gli alberi sono sempre stati un segnale di vita, specie se sono alberi da frutto, di cui l’uomo poteva sfamarsi, ma che avevano anche una chiara funzione ambientale.
Il 15 di Shevat è il Capodanno degli alberi e l’uso è di mangiare frutti di tutti i generi: l’albero della conoscenza cui Adamo ed Eva stesero la mano era un albero da frutto ed era necessario mangiarne per arrivare a godere dei frutti dell’albero della vita. Chi ha ideato i campi di sterminio e organizzato l’eliminazione degli ebrei e di altri gruppi ritenuti inferiori, pensava di aver individuato qual era la “vera” conoscenza, ne ha usato e diffuso i frutti velenosi, avendo anche la presunzione di avere individuato quali sono le persone che hanno diritto a una “vera “ vita: così questi “frutti” hanno infettato il mondo.
L’obiettivo del Nazismo e del Fascismo era quello di “sradicare” la presenza dell’albero ebraico dall’Europa e poi dal Mondo. Simbolicamente, arrivare proprio alla vigilia del Capodanno degli alberi potrebbe significare che, dopo avere assistito senza protestare e intervenire per evitare lo sradicamento dell’albero ebraico, gli alleati si sarebbero dovuti impegnare per creare le condizioni per radicarlo di nuovo e rafforzarne le radici in tutti i paesi europei. Oggi assistiamo invece a una ripresa dei movimenti razzisti e antiebraici sia in Europa che negli USA.

Chi si ispira a coloro che hanno perseguitato e discriminato cittadini italiani ed ebrei, inneggia ancora oggi ai capi di un tempo e ai protagonisti di quelle vicende, dichiarando che hanno fatto “cose positive”, dovrebbe innanzi tutto proclamare pubblicamente che quei capi sono stati criminali di guerra e hanno contribuito a distruggere l’Italia.
Per i governi europei, e non solo, la sfida è quindi oggi quella di studiare le iniziative necessarie per restituire sicurezza alle attività ebraiche, ricordando tuttavia che la vera sicurezza richiede:
– progetti per l’educazione a una cultura che educhi all’accettazione dell’altro;
– la diffusione dei nomi e delle storie delle vittime del Nazismo e del Fascismo: solo la conoscenza delle storie individuali può evidenziare la gravità delle azioni del Fascismo e del Nazismo.
Per le Comunità ebraiche, l’impegno è quello di radicare sempre di più ogni suo membro nella propria identità, incrementare lo studio della storia e della cultura ebraica e diffondere anche al di fuori della comunità ebraica i messaggi che l’ebraismo ha elaborato. I mezzi telematici oggi a disposizione possono facilitare questo progetto per proporre alla società oggi modelli culturali cui ispirarsi.
Una volta riaffermata la continuità dell’albero ebraico, rafforzata dal rilancio delle comunità ebraiche nel mondo e dallo sviluppo dello Stato d’Israele, in tutte le sinagoghe del Mondo, gli ebrei si accingono a vivere lo Shabbath Shirà. È questo un sabato speciale in cui gli ebrei canteranno – quest’anno come in tutti gli anni – la Cantica del mare, in ricordo della salvezza seguita all’apertura del Mar Rosso: le acque del mare e della storia non hanno sommerso il popolo ebraico, ma molti dei suoi nemici. Tuttavia, mentre canta per la propria salvezza, Israele si rammarica del fatto che la salvezza del popolo ebraico sia comunque costata la vita a molte persone, appartenenti anche ad altri popoli, che potevano e dovevano essere risparmiate.

Rav Scialom Bahbout