Periscopio – Zygmunt Kelz

L’Annuale manifestazione in occasione del Giorno della Memoria, promossa dal CIRB (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), in corso di svolgimento proprio mentre vengono pubblicate queste righe, è dedicata, quest’anno, al tema dei Giusti. La sessione mattutina, in particolare, è stata incentrata su due figure di particolare importanza, quali Giorgio Perlasca e Zygmunt Zachary (Sigismondo) Kelz. Essendo gli immensi meriti di Perlasca già ampiamente conosciuti, in tutto il mondo, ricordiamo, brevemente, la figura di Zygmunt Kelz.
Nato a Jaroslaw (allora Impero austro-ungarico) il 28.11.1907 da Bernard Baruch (originario di Mieckisz, piccolo stetl nelle vicinanze di Jaroslaw, oste, ristoratore, commerciante di prodotti agricoli) e da Hannah Rosenman (originaria di Chorzow, Slesia prussiana, casalinga), Zygmunt trascorre un’infanzia serena, vivendo con la famiglia, senza particolari problemi, in una casa di campagna, ove veniva parlato prevalentemente l’yiddish. Durante la Prima Guerra Mondiale, il padre Bernard, pur non più giovane, è richiamato come riservista sul fronte italiano, e la famiglia si trasferisce a Budapest per motivi di sicurezza.
Dopo la guerra, i Kelz tornano a Jaroslaw, cambiando forzatamente la cittadinanza da austriaca a polacca. Malgrado le non fiorenti risorse economiche di famiglia, Zygmunt viene iscritto prima al liceo classico e, dopo il servizio militare, all’Università. A causa del “numerus clausus” imposto agli gli ebrei (non più di due per corso), non può iscriversi a odontoiatria, come avrebbe desiderato, ma, a Cracovia, si laurea, nel 1930, in Economia e Commercio. Ma le leggi razziali polacche vengono inasprite e con il titolo conseguito non può essere assunto in banca, perché le banche erano state nazionalizzate e gli ebrei esclusi dai posti pubblici.
Conosce a Varsavia Sarah Lastman, giovane donna appartenente ad un’affermata famiglia di professionisti ebrei, operanti nel campo medico, e, con l’aiuto di questi, con documenti falsi, riesce a iscriversi a odontoiatria, che frequenta con la stessa Sarah. Si laurea nel 1936, Sarah subito dopo, si sposano nel 1937, aprono insieme uno studio dentistico a Varsavia. Zygmunt ne apre un altro a Jaroslaw con il fratello Janek, che intanto era diventato meccanico dentista, e alla fine del 1938 nasce il figlio Bernard-Elias. Ma la loro felicità dura poco più di un anno.
Nel settembre del 1939, com’è noto, la Polonia viene invasa da ovest e da est dalle truppe tedesche e sovietiche. Zygmunt viene richiamato alle armi e combatte contro i russi. Viene preso prigioniero e messo su un treno con direzione est, forse verso gli Urali o la Siberia. Riconosce una stazione vicino a Jaroslaw, riesce a gettarsi giù dal treno e prende la strada verso casa. Il fiume San era diventato il confine tra la Polonia controllata dai sovietici e quella sotto i nazisti. La casa dei genitori era al di là del fiume, nella zona tedesca. Di notte passa il fiume, a casa non c’è nessuno, un vicino gli dice che dei tedeschi il pomeriggio avevano bussato chiedendo di Bernard e di Zygmunt Kelz. Telefona alla moglie dicendole di raggiungerlo (lui, chiaramente, non può andarla a prendere a Varsavia) per scappare insieme col bambino. La moglie ritiene di essere sicura sotto la protezione dell’influente fratello a Varsavia e rifiuta di muoversi. I genitori gli dicono che un fratello, Janek, è disperso e l’altro, Emil, è stato preso dai tedeschi ed è detenuto nel campo di lavoro presso Lublino, da dove stanno tentando di liberarlo. Zygmunt decide allora di scappare da solo, non può fare altrimenti. Va verso sud, passa con uno stratagemma il confine slovacco, entra in Ungheria (senza documenti anche Budapest è diventata pericolosa), entra in Romania, si imbarca come clandestino su una nave diretta in Palestina, porto di Haifa. Se gli inglesi lo avessero scoperto lo avrebbero immediatamente rispedito in Europa. Ma riesce a non farsi scoprire e, raggiunta la Palestina, si arruola nel Palmach e combatte con gli inglesi per la liberazione dell’Iraq. Torna quindi in Palestina, dove si arruola nei “Fucilieri dei Carpazi”, finalmente con documenti personali riconosciuti, e viene mandato a combattere a Tobruch, contro italiani e tedeschi. La sua guarnigione subisce gravissime perdite ma, successivamente, ad El Alamein, anche grazie ai resistenti di Tobruk, nella battaglia decisiva il nemico viene sbaragliato.
Zygmunt torna in congedo in Palestina ed apre uno studio dentistico a Netanya. Viene a conoscenza di quello che più gli premeva, il destino dei familiari, per i quali non era riuscito ad intervenire: il padre Bernard era stato fucilato durante una retata; la madre Hannah era sparita dopo essersi recata, per l’ennesima volta, a far liberare il figlio Emil dal campo di Lublino. Emil non risultò essere mai più uscito da quel campo, di Janek non si è mai più saputo nulla. La moglie Sarah non fu protetta dal fratello, fu subito denunciata da un delatore e deportata con il piccolo Bernard nel ghetto di Varsavia. Entrò nella dirigenza dei resistenti del ghetto con Mordechai Anielewich e, dopo la rivolta, fu deportata a Treblinka con il figlioletto.
Zygmunt capì che dove si trovava sarebbe nato un “suo” stato, ma non accettò di viverci senza la sua famiglia, che era stata sterminata.
A fine 1943 riceve la chiamata dell’armata polacca per la “liberazione dell’Italia”. Non disertò, come tantissimi ebrei polacchi che rimasero in Erez Israel. Si imbarcò ad Alessandria d’Egitto ed il primo gennaio 1944 sbarcò nel porto di Taranto.
Gli alleati aprirono un ospedale alleato a Casamassima, con un ambulatorio odontoiatrico distaccato a Noci (in provincia di Bari), affidandolo alla sua cura. Lì Zygmunt conosce una maestra del luogo, Dina de Caro, che gli impartisce lezioni d’italiano. Si sposano ad Ancona con rito ebraico officiato da rabbino militare americano e Dina segue Zygmunt fino a Cesena con le truppe alleate. Alla fine della guerra all’ospedale alleato di Cesena si rifiutano di dare a Zygmunt il congedo, visto che non voleva tornare in Polonia, e anche perché lì c’era bisogno di un dentista. Zygmunt viene a conoscenza che, attraverso la Puglia, passano, diretti in Palestina, molti ebrei scampati dai campi di sterminio.
Va a Roma e prende contatti con la American Joint Distribution Committee, ottiene il congedo e diventa medico presso i campi di passaggio e raccolta degli ebrei che attendevano di entrare clandestinamente nell’ex mandato britannico di Palestina. Alla fine del 1948 decide di fermarsi in Italia, a Bari, con Dina. Le sue due lauree già conseguite in Polonia non valgono. Si iscrive a medicina e lavora con un prestanome. Nel 1952 si laurea in medicina, la specializzazione gli viene accordata, nasce Bernardo III ed inizia un nuovo periodo della sua esistenza. Nel 1958 ottiene la cittadinanza italiana.
Nel 1994, a 87 anni, muore nella sua casa di campagna di Noci. Il figlio, Bernardo III, racconta che suo padre non ha mai dimenticato, e mai perdonato, ma ha sempre continuato a credere, nonostante tutto, nella vita.
Questa è la sua storia. Il mondo libero ha un debito eterno di gratitudine e verso di lui, e gli altri salvatori, così come un eterno dovere di ricordare i nomi dei “sommersi”, Bernard I, che lo generò, e Bernard II, che fu da lui generato. Z.l.b.

Francesco Lucrezi, storico