Setirot – Società femminile

È grazie a Lia Erminia Tagliacozzo che, con colpevole ritardo, ho sottomano il suo Le signore del thè delle cinque – I primi anni dell’ADEI a Venezia 1928-1945 tra tzedakà e cultura ebraica (con la collaborazione di Gadi Luzzatto Voghera, Edizioni stamperia Cetid 2012). Dico colpevole ritardo perché non soltanto la storia in sé è di profondo interesse, il corredo fotografico abbastanza ricco e alcuni nomi spesso ricorrenti discendono dai rami della mia famiglia sia materna che paterna, ma anche perché i tre brevi scritti di accompagnamento sono di ottimo livello. Maria Teresa Sega: Cambiare se stesse, cambiare la società. Il movimento emancipazionista tra mobilitazione politica e impegno pratico. Monica Miniati: Donne ebree impegnate. Il ruolo formativo e culturale dell’ADEI e l’impegno pratico dal dopoguerra ad oggi. E Laura Voghera, che tanto bene ricorda zia Amelia (Fano), pietra miliare dell’Associazione in Laguna. Toccante il percorso che ha portato a questo libriccino/catalogo della mostra allestita per l’85° anniversario della nascita dell’ADEI. Le adeine di oggi – anche quelli nomi e cognomi a me familiari – aprono lo scatolone dove erano conservate con amore le carte di decenni di lavoro: fotografie, locandine, testi teatrali per le rappresentazioni di Purìm, inviti a conferenze e mercatini. E un quaderno «con la copertina nera, vergato fitto fitto con scrittura accurata… i verbali di tutte le riunioni di apertura e chiusura degli anni sociali dal 1928 al 1941 e le relazioni del Presidente dal ‘28 al ‘46».
La società femminile si mostra così, a volerla scrutare con attenzione, in ogni sua sfaccettatura, con luci e ombre, coservatorismo e progressismo, chiusure e aperture. A occuparsi di ebrei “di giù” (chi abitava in Ghetto) e “di su” (chi dal Ghetto si era allontanato), di osservanza, povertà, sionismo, cultura, educazione dell’infanzia, impegno politico. Oggi è facile dirlo, ma c’era già del femminismo in tutto ciò.

Stefano Jesurum