Il Mar Rosso e la fiducia

“Ed ebbero fiducia nel Signore ed in Moshè suo servo” (Shemòt 14;31).
Nella parashà che leggeremo domani mattina si racconta del miracoloso passaggio del Mar Rosso e la definitiva libertà del popolo dalla schiavitù egizia.
Il passaggio del Mar Rosso viene indicato come il miracolo che il Signore mandò ai figli di Israele. La condizione necessaria affinché avvenisse era quella che il testo ci narra: “ed ebbero fiducia nel Signore ed in Moshè suo servo”. La mancanza di questi due requisiti non avrebbe determinato il miracolo.
Affinché una cosa si realizzi è necessario crederci e soprattutto volerla; avere fiducia che si possa realizzare. La presenza di un leader all’interno di un gruppo è fondamentale, a condizione che il gruppo creda e dia fiducia a lui.
La fiducia in D-o prima e in Moshè dopo, garantiscono l’acquisizione del coraggio necessario per affrontare una situazione difficile.
Moshè trasmette fiducia al popolo, attraverso il suo discorso, poco prima che avvenga il miracolo.
Un leader deve saper parlare ai suoi e soprattutto agire per primo, assumendosi tutta la responsabilità di ciò che sta facendo e facendo fare ai suoi. Solo così potrà avere la certezza di essere seguito.
I nostri Maestri insegnano che il miracolo non è il fatto di per sé, bensì il momento in cui esso si verifica. È la volontà di credere e aver fiducia in un futuro migliore. Se fosse mancata loro la fiducia, forse non avrebbero attraversato nemmeno il più piccolo dei fiumi.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna