Oltremare
Start-up vaccini

Avendo oggi gloriosamente raggiunto, seppur con ritardo, il resto della popolazione adulta e vaccinata (a metà per il momento), posso a questo punto certificare che i vaccini Pfizer che vengono somministrati in Israele esistono davvero e non sono frutto di una propaganda governativa per farci sentire temporaneamente più tranquilli. L’ago era appuntito; l’infermiera di origine russa o ucraina, come è giusto che sia essendo il centro vaccini allestito in una polisportiva ovviamente vuota da marzo 2020 ad Ashkelon, dove parlare il russo è forse ancora più importante che parlare l’ebraico; la fila breve, e le postazioni numerose. Una voce registrata chiamava i numeri in sequenza al ritmo di uno ogni venti-trenta secondi, e chiedeva a tutti di presentarsi ad un fantomatico numero 2. Ma non c’era nessun numero 2, e in effetti non c’era nessun numero in generale, solo una serie di dieci o dodici separè uno via l’altro, un tizio che indicava in quale entrare, e dentro (beh, “dentro” è un parolone) una infermiera, due sedie e un cellulare. Ah sì, c’era anche una boccetta microscopica con dentro un liquido trasparente, e da qualche parte ci saranno state delle siringhe, ma io non le ho viste perché tutta la mia attenzione era concentrata sul cellulare appunto, appoggiato sul tavolo.
L’infermiera mi ha identificata con il numero di identità recitato a voce, mi ha fatto domande veloci su allergie e stato di salute, ha digitato poche lettere e seguito un percorso in tre o quattro tappe nella app sul cellulare, mi ha comunicato sorridendo la data della seconda iniezione quando le è apparsa sullo schermo, dopodiché puntura, si sieda là qualche minuto e fine dell’avventura.
Io che ho i riferimenti culturali che ho, mi sono sentita come un Gallo che riceve la pozione magica da Panoramix, con tutto che la pozione magica non ha bisogno di richiamo. Per fortuna non sono dovuta andare a combattere i Romani, ma più banalmente a casa a ragionare su come perfino in Israele, luogo notoriamente poco ordinato e dove vige la regola ferrea del saltare le file in modi ingegnosi, davanti alla enormità di questa pandemia si riesce a fare le cose rapidamente, con ordine, e mettendo la tecnologia al vero servizio del cittadino. In quella semplice app nei cellulari degli infermieri sta tutta la parte buona e sana della “Start Up Nation”.

Daniela Fubini