Controvento
La cultura e i filantropi

Per chi come me organizza eventi culturali e scientifici gratuiti, trovare un supporto economico è diventato il problema fondamentale. Una volta un buon progetto riceveva senza difficoltà eccessive il sostegno delle istituzioni e di aziende interessate alla visibilità del brand, indipendentemente dalle ricadute di mercato. Oggi le pubbliche amministrazioni non hanno più fondi e la crisi economica, che dura ormai dal 2008, ha orientato quasi esclusivamente i budget aziendali su campagne che comportino una ricaduta positiva sulle vendite.
Rimangono solo i cosiddetti “filantropi”, privati cittadini e fondazioni che riconoscono l’importanza di promuovere la cultura, cenerentola del capitalismo e della politica economica che ne deriva, volta a promuovere i consumi invece della conoscenza.
In molti Paesi, soprattutto quelli anglosassoni, gli incentivi fiscali attraggono fondi importanti per la cultura, l’arte e la solidarietà. Questo purtroppo non sempre accade in Italia, dove solo recentemente si sono avviate politiche di detrazione fiscale, comunque di difficile accesso, e si è persa l’abitudine al mecenatismo illuminato, che proprio in Italia conobbe il suo massimo splendore e ha donato al mondo capolavori artistici ineguagliabili. Ma c’è chi non si arrende, ed è convinta che la generosità sia accessibile e alla portata di tutti. Ho avuto la fortuna di conoscere Elisa Bortoluzzi Dubach un paio di anni fa tramite un comune amico. Elisa è specializzata in quella che con una fortunata intuizione chiama “la relazione generosa”, vale a dire la collaborazione con mecenati e fondazioni, materia che insegna all’Università e che mette in pratica come consulente di istituzioni e privati alla ricerca di sostegno per le proprie iniziative. Radiosa ed entusiasta, piena di energia positiva, ottimismo contagioso e incrollabile fiducia nella bontà intrinseca degli esseri umani, Elisa potrebbe essere definita il catalogo generale vivente della filantropia, per la quale non esistono mappe codificate da consultare e bussole per orientarsi. O almeno non esistevano finché non si è decisa a condividere con il grande pubblico la sua esperienza, e ha scritto insieme a Chiara Tinonin un libro indispensabile per chiunque abbia un progetto culturale o di solidarietà e necessiti di sostegno economico. “La relazione generosa-Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati” (Franco Angeli Editore) è (anche) una guida preziosa per tutti coloro che hanno a cuore il successo delle iniziative non profit, sia dalla parte di chi vuole dare, ma non sprecare, sia dalla parte di chi deve chiedere ma non sa a chi e come. Ma il libro è molto più di una guida. È il distillato di una vita al servizio degli altri, di una saggezza acquisita sul campo, di un principio etico che accumuna tutte le religioni – e chi è cresciuto nella tradizione della tzedakà lo troverà particolarmente significativo.
Il segreto è proprio nel termine “relazione”, ovvero nella risonanza emotiva e intellettuale che si deve instaurare tra chi ha la capacità di creare e chi ha la volontà di contribuire, un rapporto di intenti comuni e di fiducia reciproca che non si esaurisce nell’atto della donazione ma deve diventare un arricchimento duraturo per entrambi. Le strategie da mettere in atto, gli errori da evitare, la sintonia da coltivare: ricorrendo a psicologia e neuroscienze, ma soprattutto a una esperienza vastissima sul campo, Elisa e Chiara ci insegnano passo per passo la cultura della generosità e come questa cultura può migliorare la vita di chi dà, di chi riceve e di chi beneficerà delle iniziative realizzate.
Non dico di più, perché per questo tipo di opera non sono possibili compendi o bigini: va letta. Aggiungerò solo una nota a margine. In questo periodo sono nate polemiche verso i filantropi, accusati di utilizzare in modo arbitrario le loro ingenti risorse economiche per fini politici o sostituendosi alle istituzioni. Se questo può essere vero in America, dove il sistema ha dato spazio a manipolazioni aberranti (esemplare il libro “Dark Money della giornalista del New York Times Jane Mayer), credo che la situazione sia ben diversa in Italia, dove i controlli sono molto severi e i capitali molto più limitati. Da noi il cosiddetto Terzo Settore svolge un ruolo indispensabile in campo culturale – e lo svolgerà ancora di più nei prossimi mesi per compensare i danni economici provocati dalla pandemia in tutti i settori artistici – musei, teatri, concerti. Invece di scoraggiare chi desidera contribuire con polemiche oziose, sarebbe meglio incentivare le donazioni nel campo della cultura, tributando pubblico riconoscimento e apprezzamento a chi generosamente la sostiene.

Viviana Kasam

(8 febbraio 2021)