Elogio e dismissione
dell’incompetenza

Ci è stato fatto l’elogio dell’incompetenza e ci è stato sfoderato l’epitaffio della professionalità e dell’autorità. L’esperienza, ci è stato detto, la si acquisisce sul campo, dal nulla; basta l’onestà. In molti, anche solo per disperazione, ci hanno voluto credere, pensando che ci si sarebbe liberati così di corruzione, giochi di palazzo, interessi privati e via dicendo. Ai tangentari e ai doppiogiochisti si sono invece semplicemente sostituiti profittatori e falsi idealisti, attaccati alla poltrona e ai privilegi del ‘tu non sai chi sono io’ come i loro colleghi precedenti.
Peccato che l’elogio dell’incompetenza abbia solo introdotto banchi a rotelle per un gioco d’autoscontro e qualche caso di improvvisazione ad affrontare la pandemia. Scalzato lo scienziato, troppo esperto e preparato, si è aperta la strada al fai da te della fantasia. Politica demagogica per procurarsi nuovi elettori fra i disgraziati in crisi economica.
Il risultato, sull’orlo dell’abisso, è ora un governo tecnico, cui si chiede di salvare il salvabile. Governo di competenti, quando ormai è troppo tardi. Nel frattempo, più di uno nell’abisso della disperazione ci è caduto sul serio, senza possibilità di ritorno.
Disgustosa ora la scena degli incompetenti che salgono sul carro del salvatore, e si vestono dei panni dei redentori, sperando di far dimenticare i loro fallimenti.
E il paese passa dall’elogio dell’incompetenza all’elogio della follia.

Dario Calimani

(9 febbraio 2021)