Una vita più felice

La Treccani definisce l’ottimismo come “la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi”. 
Essere ottimisti di questi tempi è una fatica. In Israele siamo in un vortice di conflitti: il virus imperversa inarrestabile mentre gruppi politici si affrontano senza sosta in vista delle prossime elezioni. Ci svegliamo con 8000 nuovi contagiati ogni giorno e la sera assistiamo a matrimoni di 2000 persone, nonostante le restrizioni. La mutazione sudafricana sembra che annulli la validità del vaccino anticovid e in diecimila, in gran parte senza mascherina protettiva, vanno al funerale di un Rabbino. Come si fa ad essere ottimisti? Dove si trova la forza per esserlo? Da dove si attingono le risorse per creare di bel nuovo il corso universitario da presentare via Zoom e continuare a sorridere, a insegnare con entusiasmo, spigliatezza e sicurezza di sé davanti a studenti depressi e imprigionati, con lo sguardo spento, in una serie di rettangoli?
Ma siamo educatori, genitori, adulti e come tali siamo in missione sempre ed è indispensabile riflettere e cercare un significato. La risposta possiamo trovarla in Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, che dal 1942 al 1945 fu prigioniero e sopravvisse a quattro campi di concentramento nazisti ed elaborò la logoterapia, la psicologia del dialogo, ponendo l’attenzione sull’importanza del senso che diamo alla nostra vita. Anche se sembra impossibile da attuare, dobbiamo sforzarci di sperare nel futuro e non arrenderci perché sperare in ciò che ancora non abbiamo modo di vedere e che possiamo solo immaginare, ha la forza potenziale di farci rialzare quando cadiamo e spronarci a non darsi per vinti.
Ognuno di noi ha delle capacità e la facoltà di usarle con profitto, mettendole al servizio di qualcosa di più grande dando una dimensione e un valore a noi stessi e a chi ci circonda.
Martin Seligman, il creatore della psicologia positiva, parla di eudemonia (o, più fedelmente al greco, eudaimonia) la felicità intesa come scopo della vita e come fondamento dell’etica, una felicità a cui viene dato un ruolo preciso nell’indirizzare la propria condotta e il proprio modo di vivere.
Il lockdown interminabile diviene una fonte di ricerca e di sviluppo delle nostre capacità, del nostro grado di resilienza, di ripresa e di positività. Guardo fuori e scorgo i mandorli che non arrestano l’imponente fioritura davanti ai virus e alle lotte per il predominio. Vedo api, farfalle e colibrì che continuano a trasportare nettare da un fiore all’altro e sento che devo trarre ispirazione da un esempio positivo, che non posso arrendermi alla tristezza, alla solitudine, al momentaneo senso di incertezza. Sento che devo ringraziare perché sono ancora qui e immagino già la vacanza meravigliosa con figli e nipotini e tutta la famiglia sparsa e gli abbracci veri, la vicinanza fisica, le feste di nuovo insieme intorno alla tavola imbandita, le lezioni dal vero al campus di Tel Hai e i nuovi viaggi in terre lontane. Mi riempio di energie, ci credo, ho fiducia e riesco a trovare la forza per infondere felicità e serenità anche agli altri!

Angelica Edna Calò Livne