Rina Lattes (1930-2021)
La prima scintilla scoccò sui banchi della scuola ebraica fiorentina, negli anni delle leggi razziste. Tra Nedo Fiano e Rina Lattes detta Rirì quel primo approccio si sarebbe poi trasformato, nel dopoguerra, nel complesso periodo della ricostruzione, in progetto di vita.
“Aveva le stesse trecce che mi piacevano un tempo” avrebbe in seguito raccontato il marito, sopravvissuto all’inferno della deportazione ad Auschwitz. L’unico della sua famiglia a fare ritorno. Un lungo amore segnato dalla benedizione di tre figli e molti nipoti.
Della loro unione scrive uno dei figli, Emanuele, nel suo recente libro “Il profumo di mio padre”. È stato proprio Emanuele, quest’oggi, a dare la notizia della scomparsa.
“Ora soli, non più figli, ma mariti e padri. Ora soli ad interrogarci per sempre sulla vita, il suo messaggio continuo, la forza dell’attaccamento alla vita che ci avete trasmesso, l’etica di una vita retta che ci avete tramandato, la scelta di dare battaglia sempre. Mai indifferenti, proni o schiavi. Ma liberi. Nella mente, nel cuore, adesso anche nel corpo. Libera – le sue parole – come sei stata tu mamma, fiera sempre di avere un’opinione, comunque”.
Sia il ricordo di Rina Lattes di benedizione.
(Nell’immagine Rina Lattes e Nedo Fiano il giorno del matrimonio, celebrato a Firenze il 30 ottobre 1949)