Il nuovo spirito

La psicanalisi, si sa, non è solo una terapia ma una più generale visione di mondo che ci aiuta ad interpretare gli eventi sociali e politici. Ne abbiamo avuto uno splendido esempio nell’opera di Wilhelm Reich, così drasticamente odiato da pensatori vicini alle ideologie totalitarie del secolo scorso. A cominciare dal filosofo italiano Julius Evola. Le democrazie occidentali hanno, in questi anni, vissuto un processo di polarizzazione giunto al punto traumatico di rottura degli eventi di Capitol Hill. Un trauma, si sa, deve essere rielaborato se vuole essere superato. Non è di buon auspicio per il futuro far finta che non sia successo nulla, rimuovere i conflitti precedenti come non fossero mai esistiti. Questa era la via greca, dove, dopo l’amnistia, restò vigente per anni il divieto anche solo di evocare le lacerazioni della guerra civile ateniese. La via ebraica è opposta, raffigurata dall’immagine di Yaakov che torna dal fratello per ricomporre il quadro fratturato dopo l’episodio della primogenitura. Se non c’è un’ammissione di responsabilità rispetto al passato il futuro appare incerto. Dunque, ben venga questo rinnovato slancio verso il futuro che pare aver conquistato i cuori della politica nostrana ed estera. Ben venga questo nuovo spirito democratico. Ben venga il nuovo europeismo, il nuovo atlantismo, questo inedito spirito di unità nazionale. Aspettiamo, però, il ripensamento di quanto accaduto negli ultimi anni. Facile definirsi oggi liberal-conservatori quando si era stati semplicemente dei razzisti che hanno speculato sulla rabbia sociale finché non hanno visto naufragare il proprio progetto politico. Aspettiamo fiduciosi.

Davide Assael

(10 febbraio 2021)