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Dedicato a chi scappa
Tempo di profeti controvoglia. Mi sono arrivati, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, due libri dedicati a Giona. Il primo lo ha pubblicato una studiosa che ammiro molto, per la sua storia personale e per il coraggio delle due idee, Benedetta Tobagi (“Giona”, Piemme). Il secondo, più esile, ma non meno profondo, libro su Giona lo ha scritto Daniel Vogelmann, “Dalla parte di Giona (e del ricino)”, pubblicato da Giuntina. Nel primo libro si pensa al padre perduto, nel secondo alla sorellina morta ad Auschwitz. Profeta di controvoglia aveva chiamato a suo tempo Giona, l’indimenticabile Alexander Langer, ma a fare i conti con lui si erano già cimentati, tanto per dire, Scholem e Bonhoeffer. La Tobagi giustamente riporta in una sezione antologica i loro punti di vista. Vogelmann insiste di più sui riflessi autobiografici: la rilettura di Giona lo spinge a riflettere sul tema della giustizia e sul silenzio di Dio. I due saggi puntano direttamente sull’attualità, si interrogano sul ricino e la tutela degli alberi di cui il Signore si sarebbe dimenticato e s’interrogano sull’eco che quella vicenda ha prodotto nelle tragedie del Novecento, ma anche nelle rappresentazioni letterarie, la balena e Pinocchio per intenderci. Sono due punti di vista complementari quelli di Vogelmann e Tobagi, si scorre dalle pagine dei due libri senza interruzione di continuità. Solidarizziamo con entrambi soprattutto in un punto, per ragioni che tutti possono immaginare. Grazie a Giona, Tarshish non è più una sperduta località marittima, ma il luogo dove vorremmo andare per nasconderci: a Tarshish, a Tarshish!
Alberto Cavaglion
(10 dicembre 2021)