Le sfumature pericolose del neofascismo

“Il grigio racconta di una trasformazione in atto nella galassia neofascista, nella sua capacità di ridefinirsi adattandosi, quasi camaleontica, al mutamento dei tempi. I neo fascismi, ma forse l’espressione più corretta è radicalismo di destra, si è dato come obiettivo, ancora una volta, la conquista del senso comune: creare un dominio del senso comune davanti alle trasformazioni in corso”. Un obiettivo, spiega a Pagine Ebraiche lo storico Claudio Vercelli, più ambizioso, con il radicalismo di destra al lavoro “per orientare i giudizi della collettività”. E in diversi campi, aggiunge lo storico, ci è riuscito: si pensi al successo dei sovranismi, della retorica anti-immigrazione, della presunta difesa etnica. Ai margini per decenni, questo mondo eterogeneo – negli ultimi anni è ritornato, in varie forme, ad incidere sul presente delle democrazie occidentali. A metterle in pericolo. Non si tratta tanto di un ritorno delle vecchie organizzazioni che hanno raccolto l’eredità nera del fascismo, ma di una “riformulazione culturale e antropologica della sua attualità in quanto sistema di rapporti e relazioni politiche per i tempi a venire”. Lo spiega proprio Vercelli nel suo ultimo saggio, Neofascismo in grigio. La destra radicale tra l’Italia e l’Europa (Einaudi). Un volume importante per capire il complesso fenomeno legato al linguaggio dell’arcipelago neofascista, come lo definisce lo storico, diventato più sfumato – grigio appunto -, ma non per questo innocuo. Anzi. A preoccupare, sottolinea Vercelli, è “la capacità della destra radicale di intercettare i disagi esistenti nella società e in qualche modo trasformarli in un progetto politico” che fa leva sulle paure e sulle debolezze dei sistemi democratici. “La ‘questione neofascista’, oggi, scrive Vercelli sempre più spesso si confronta con la progressiva decadenza dell’idea di umanità condivisa, si alimenta del declino dei rapporti di reciprocità, di solidarietà e di identificazione empatica, del terrore dell’essere espropriati – non solo di qualcosa da qualcuno ma anche e soprattutto di un’identità tanto fragile quanto difesa ad oltranza, tanto più laddove essa rischia di rivelarsi solo un sembiante. In tale senso, il neofascismo in grigio non rivela un ‘di più’ di politica ma, semmai, un di meno. Lo spazio di un ‘nuovo fascismo’ riposa quindi esattamente in questo: la progressiva trasmigrazione dalla politica sociale di integrazione (a partire dai sistemi redistributivi pubblici) ad una sembiante di ‘sicurezza’ e protezione, che è offerto dall’immaginario di una politica penale totalizzante, che punisce per fingere di potere rassicurare. Parlare ossessivamente di minacce e di migranti vuole dire dare corpo e sostanza a questa angoscia”. Un linguaggio che non è proprio solo dell’arcipelago neofascista, ma riaffiora anche in quelle forze demagogiche e populiste, evidenzia lo storico, che immaginano un’altra Europa, in cui la solidarietà dell’Unione Europea deve lasciare spazio ai nazionalismi e all’autoritarismo. Mentre la stessa Europa non riesce a dare risposte chiare e celeri, si presenta con una politica affaticata, che deve sempre rincorrere. “Nel nostro Continente, la crisi dell’Unione Europea si presenta – rileva Vercelli -come il più significativo spazio di declino delle democrazie. Le difficoltà nelle quali si è dibattuta fino ai tempi recentissimi sono divenute tra le più importanti fonti di legittimazione di tutti i movimenti nazionalisti, xenofobi e populisti. Fino ad aprire le porte al loro ingresso nel governo di alcuni paesi dell’Europa orientale. Un fatto divenuto ora più che mai stabile, con un largo consenso elettorale”. Un consenso che si costruisce anche sul web, dove le forze manipolatrici hanno gioco facile. “Il web è un insieme di grandi opportunità. Ci tiene, per esempio, uniti in momenti come quelli che stiamo vivendo. Ma è anche il luogo dove finzione e realtà si confondono, e i fascismi tradizionalmente hanno sempre lavorato molto su la confusione di questi confini e sulla sostituzione di una realtà diciamo così immaginifica alla realtà oggettiva, che è altrimenti insopportabile”. Un esempio? Il complottismo strettamente intrecciato all’antisemitismo. Viene propugnato non tanto come odio per gli ebrei in carne ed ossa, “ma come avversione nei confronti di figure caricaturali che vengono riempite di contenuti negativi (Soros, per esempio). Ci sono loro che, d’ora in avanti chiameremo ebrei, che stanno tramando contro di noi. Il potere ha una natura etnica, noi ribaltiamo questo potere etnico perché così il popolo, che è costituito da coloro che hanno le vere radici, finalmente affermerà la sua sovranità basata appunto su una comunità razziale. È un immaginario che gira vorticosamente sul web” con forme diverse. Ma comunque riconducibile a quell’arcipelago neofascista, messo a nudo nell’ultimo saggio di Vercelli nei suoi diversi aspetti, più e meno visibili.

Pagine Ebraiche Febbraio 2021