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Il generale inverno

La crisi politica di queste settimane, almeno al nord, ha coinciso con una ondata di gelo come non si vedeva da anni. Fontane ghiacciate, souvenirs d’enfance quando ai bambini la sera si faceva mettere una ciotola dì acqua con due chicchi di caffè. La mattina scodellavi come dal secchiello di sabbia in spiaggia e ti rimaneva in mano un igloo semovente con due occhietti che ti guardavano curiosi. Nonni che suggerivano di accucciarsi nel letto freddo a forma di N e consentivano la prelibatezza, altrimenti vietata, del “burgundi” (da dove venisse questa parola non so). Una goccia di caffè caldo lasciato cadere nella zuccheriera d’argento per estrarre pochi secondi dopo un dolce a forma di pallina che scaldava il cuore dopo una passeggiata nella neve. Per il governo Draghi questo gelo non so che cosa voglia dire, spero sia di buon auspicio. Immobilizzati come un ghiacciolo dal tetto di casa abbiamo guardato alle modalità di una crisi inattesa senza capirci troppo. S’è pensato alla mossa di Renzi come di una machiavelleria, io stesso in un primo tempo così avevo pensato. Ora inclino a pensare a una bizzarria del caso, a un effetto domino prodotto da un generale inverno determinato a estromettere uno dopo l’altro i capricci di un’Italia bambina che forse ha trovato la via giusta che porta alla maturazione consapevole e forse al disgelo.

Alberto Cavaglion