L’arte che unisce
(anche a distanza)

La pandemia ci ha travolto con danni e solitudine ma ha anche scatenato una serie di dinamiche che hanno portato alla luce capacità individuali, risorse ed energie inesauribili. Siamo stati costretti a reinventarci, riscrivere il nostro ordine del giorno, imparare a comunicare e a dialogare con estro e metodi alternativi. Ormai ero abituata a partire con i ragazzi del Teatro Arcobaleno-Beresheet LaShalom in giro per l’Europa due o tre volte all’anno, infiammare i cuori del pubblico, far innamorare di Israele adulti e ragazzi e risvegliare, attraverso spettacoli e laboratori, sentimenti di positività e di ottimismo.
Dal marzo 2020 trasmettere la Pedagogia delle Arti espressive, attraverso il computer, è stata una sfida ma dall’imbarazzo e allo sconforto sono scaturite attività che hanno avuto il sopravvento sull’immobilità e la passività davanti agli schermi. I laboratori via zoom che ho creato dopo notti insonni sono stati collaudati con 200 studenti della Facoltà di Pedagogia del Tel Hai College, 50 ragazzi ebrei e arabi del Teatro Arcobaleno della Galilea e persino 40 adulti di estrazioni, età e provenienze diverse che attraverso le attività proposte hanno vissuto un percorso rigenerante con l’aiuto della danza, del teatro, della biblioterapia e dell’incontro, seppure virtuale. L’atmosfera di ascolto e attenzione reciproca e la comunicazione hanno restituito la fiducia in se stessi, nelle proprie capacità di risorsa e di rinnovamento. Ho accolto quindi l’invito dell’Associazione Italia- Israele di Milano ad organizzare una serie di attività con il Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo con il quale avevamo programmato uno scambio di studenti.
In questi ultimi anni, in seguito alle rappresentazioni teatrali e ai nostri laboratori svolti nel liceo, si è creato un rapporto di profonda amicizia con alcuni docenti e i loro allievi. Le arti espressive sono un efficace mezzo di educazione per il fatto che fanno appello all’individuo intero, alla sua profonda umanità, alla sua coscienza dei valori, alla sua più immediata e spontanea socialità (Oliva, 2005) e il primo incontro è stato un successo straordinario: i ragazzi della Galilea con le mascherine e il loro inestinguibile entusiasmo hanno incontrato, davanti al megaschermo del moadon (la sala riunioni) del Kibbutz Sasa, la classe della prof. Maria Teresa Maglioni. I ragazzi del Casiraghi, ognuno nella propria casa, all’inizio un po’ timidi, quando si sono trovati divisi nelle stanze-zoom mescolati ai ragazzi ebrei e arabi israeliani, si sono presentati e l’atmosfera serena ha dato vita a brevi scene nelle quali dovevano rappresentare il loro sogno comune da realizzare dopo il Covid. Hanno parlato delle loro famiglie, delle loro attività nel tempo libero (che ora è tanto) e del sogno comune a tutti di uscire finalmente, di viaggiare e conoscersi fisicamente. Il sorriso sui volti di tutti e la promessa di rincontrarsi e scrivere insieme una canzone in ebraico e in italiano da cantare insieme, ancora per un po’attraverso le cornicette del zoom ma presto abbracciandosi dal vero, è uno dei traguardi raggiunti in questo incontro. Dobbiamo prenderli per mano questi ragazzi…quella mano che esprime calore, affetto, che dà la speranza e la sicurezza di un imminente ritorno alla vita che, dopo questa calamità, ci sembrerà molto molto più bella e significativa di quella che abbiamo vissuto fino ad oggi!

Angelica Edna Calo Livne

(18 febbraio 2021)