Shlomo Hillel e il salvataggio gli ebrei iracheni
Shlomo Hillel aveva 23 anni quando fu mandato sotto copertura dalla Haganah in Iraq, sua terra natia. Il compito di Hillel era preparare il terreno per l’immigrazione ebraica dal paese arabo al nascente Stato d’Israele. I pogrom del 1941, l’ostilità nei confronti del sionismo, il crescente nazionalismo arabo stava rendendo sempre più precarie e difficili le condizioni di vita degli ebrei iracheni. E la strada verso la Palestina mandataria era sempre più un’opzione valida. In questo clima di tensione, Hillel, nascondendosi alle autorità, iniziò ad insegnare clandestinamente nelle comunità ebraiche locali l’ebraico e a trasmettere i valori del sionismo. Riuscì anche a far emigrare in segreto un gruppo di ebrei da Baghdad a Haifa. Fu il primo successo di una lunga serie: secondo i media israeliani, infatti, Hillel, scomparso lo scorso 8 febbraio a 97 anni, aiutò 120mila ebrei a lasciare l’Iraq (attraverso l’operazione Ezra e Nehemiah) e ricostruirsi una vita in Israele. Come, lo raccontò lui stesso nel libro uscito negli anni ’80, Operazione Babilonia. “Veniva da una grande generazione, una generazione che ha combattuto con le sue mani per l’indipendenza di Israele e la sua esistenza come un rifugio sicuro per il popolo ebraico. – il ricordo del presidente di Israele, Reuven Rivlin – Ha lavorato per portare immigrati in Israele dal Medio Oriente nei modi più disparati, sia apertamente che in segreto, e molti gli devono la loro aliyah e la conseguente vita in questo paese”. A ricostruire le diverse e spesso pericolose operazioni condotte in Iraq da Hillel, un recente articolo del New York Times. Dopo un anno a Baghdad, ricorda il giornale, l’agente sotto copertura fu richiamato in patria. “Ma presto divenne irrequieto. Mentre guardava navi piene di ebrei arrivare dall’Europa – una portava la sua futura moglie, Temima – decise che gli ebrei iracheni meritavano la stessa opportunità. Ma l’Iraq proibì loro di emigrare, e gli inglesi avevano severamente limitato il numero di ebrei che potevano trasferirsi in Palestina. Hillel avrebbe dovuto quindi agire in segreto”, racconta il New York Times. Con l’appoggio dell’Haganah, trovò dei piloti americani con un aereo da carico al seguito e pronti all’avventura. Ai due era stata fatta arrivare questa voce, racconta lo stesso Hillel: “Ci sono dei pazzi disposti a pagare un sacco di soldi per contrabbandare ebrei” nella Palestina mandataria. “Una mattina dell’agosto 1947, i tre uomini volarono in Iraq, dove avevano pianificato di incontrarsi con circa 50 ebrei nel deserto. Sarebbe stato più facile partire dall’aeroporto di Baghdad, ma sapevano che le guardie irachene avrebbero controllato l’aereo.
Allora Hillel ebbe un’idea. – riporta il New York Times – Aveva visto gli aerei rullare fino alla fine delle piste, poi aspettare cinque minuti prima del decollo mentre i loro motori si riscaldavano. Se avesse fatto nascondere gli ebrei appena fuori dal bordo della pista, avrebbero potuto usare quella breve finestra per salire di corsa a bordo, e le autorità irachene non l’avrebbero mai saputo”. Il piano, nonostante i problemi causati da uno dei piloti che voleva farsi pagare prima dell’operazione, andò alla perfezione. L’areo carico di ebrei in fuga arrivò a destinazione all’alba. In questo modo gli inglesi, che bloccavano gli arrivi, non si accorsero di nulla. “L’Haganah condusse l’operazione, chiamata Michaelberg – dal nome dei piloti – un’altra volta, riportando indietro altri 50 iracheni prima che lo scoppio della guerra d’indipendenza israeliana nel 1948 rendesse i voli troppo rischiosi”. Ma le operazioni di Hillel non terminarono anzi. Il suo aiuto fu richiesto prima in Iran, dove travestito da francese aiutò la Comunità ebraica locale a lasciare il paese. Poi la sua attenzione tornò all’Iraq, dove si era aperta una finestra di un anno per portare in salvo praticamente tutta la comunità. Con uno stratagemma, Hillel convinse il primo ministro iracheno, Tawfiq al-Suwaidi, a dare il via libera ad una serie di ponti aerei. E così nel 1952, circa 124.000 ebrei iracheni furono portati in Israele su 950 voli in quella che i media chiamarono Operazione Ezra e Neemia, come i profeti che avevano guidato gli ebrei fuori da Babilonia.