Insulti e solidarietà
La leader di un partito politico, sovranista e nostalgico, viene volgarmente offesa da un professore universitario, e questa non è una bella cosa, anzi, è cosa deprecabile. Il mondo si scandalizza e le dichiara solidarietà. Una nota giornalista, invece, non riesce a dichiararle la sua solidarietà e spiega perché. La leader di partito ha una storia tutta sua, per niente invidiabile da chi non coltivi nostalgie di carattere fascista. Si è ripetutamente espressa secondo i suoi convincimenti sul fenomeno migratorio, ha a suo modo negato la sua solidarietà a vittime del razzismo e della discriminazione di genere, soprattutto ai danni di diversi, ha sempre dimostrato la sua comprensiva complicità con le frange del fascismo neonazista e antisemita. Insomma, non proprio un esempio di illuminata politica del rispetto e della tolleranza. Ora, però, si ritrova improvvisamente lei stessa vittima di un attacco che, apparentemente femminofobo, è nei fatti un insulto alla persona e alla sua politica.
Al di là della condanna degli insulti specifici rivoltile, che contribuiscono a rendere sempre più incivile questa nostra epoca di inciviltà, vien fatto di chiedersi, con Popper, se sia davvero giusto e conveniente essere tolleranti con gli intolleranti, essere rispettosi con gli irrispettosi, essere civili con gli incivili, accogliere a braccia aperte gli xenofobi. La lezione dei nostri giorni ha già ampiamente dimostrato a quale punto di degrado possa arrivare una società che accetta intolleranza, odio, pregiudizio, discriminazione, scambiando la propria tolleranza dell’intolleranza per riconoscimento della libertà di espressione altrui. La libertà dell’altro di spargere odio porta solo alla privazione graduale di ogni spirito di reciproco rispetto. All’intollerante è opportuno ricordare, una volta ogni tanto, che di intolleranza si può anche morire, come mostra la cronaca dei nostri giorni, e, quanto meno, si può anche soffrire. E non sempre a morire o a soffrire deve essere necessariamente l’altro. L’odio produce odio, l’insulto produce insulto. È venuto il momento che la politica cominci a pensare a creare incontri, anziché scontri, occupandosi di risolvere i problemi del paese, anziché disporsi a sempre nuove campagne elettorali. È venuto il momento che la politica riacquisti uno stile – e speriamo molto in Draghi –, perché lo stile non è sempre e solo questione di forma.
Ovviamente, la giornalista è stata sommersa dagli insulti dei nostalgici pro-leader del partito politico in questione, e la leader del partito politico stessa non ha certo sentito opportuno esprimerle la sua solidarietà di donna. Per questo, e per riequilibrare le sorti, le esprimo io la mia solidarietà di essere umano. Per quel che vale.
Dario Calimani
(23 febbraio 2021)