Sulha

Un’ombra cupa grava in questi giorni difficili per tutti sui villaggi arabi d’Israele. Le notizie di scontri tra giovani che decidono di prendere la legge nelle proprie mani aumentano ogni giorno. Chi ha colpito, viene catturato, processato e punito ma il conflitto tra le famiglie rimane aperto perché vige una norma: si deve difendere l’onore affinché la propria immagine non venga calpestata agli occhi degli abitanti del villaggio e il pericolo è reale e tangibile.
C’è un solo modo per fermare l’imminente spargimento di sangue: la Sulha, una tradizione antica, nata per risolvere conflitti secolari, le cui leggi e regole sono tramandate di padre in figlio, che si basa sulla Sharia musulmana, ma è riconosciuta come soluzione da tutte le religioni nella società araba. Il Sulha è gestita, come una vera e propria associazione, con grande autorità, da un gruppo di persone onorate da tutta la popolazione araba. Solo loro sono in grado di fermare la vendetta, realizzare un accordo di cessate il fuoco e negoziare tra le famiglie in conflitto fino alla firma suggellata da una stretta di mano e uno scambio di drappi bianchi che pone fine al contrasto per sempre. Il presidente dell’Associazione Nazionale per la Sulha riconosce che può sembrare una soluzione primitiva: “Ma è l’unica che funziona e che tutti rispettano. In 100 anni sono state eseguite centinaia di Sulha e solo una volta il patto è stato violato”.
Nel frattempo dal Centro Volontari diretto da Yoel Marshak, membro del Kibbuz Givat HaShalosha, che si prodiga per evitare gli incendi causati dai gruppi terroristi di Gaza, per ospitare gli stranieri che arrivano dal confine dopo il lungo viaggio in Africa o di trasportare malati dalle zone palestinesi agli ospedali israeliani, arriva un messaggio: “Vorrei consultarmi con voi sulla possibilità della prossima missione. Questa settimana ho incontrato il sindaco di Umm al-Fahem, il signor Samir, e il comandante della stazione di polizia della città, il vice capo di stato maggiore Hovav. La mia proposta è che ogni sera un certo numero di coppie potrebbe uscire in pattuglia nelle strade delle città e dei villaggi arabi a piedi o con auto privata. Ogni coppia sarà composta da un residente locale e da un nostro volontario. Indosseremo un giubbetto anti proiettili e andremo senza armi. Le pattuglie gireranno tra le 20:00 e le 24:00. Lo scopo è di creare una presenza deterrente e dare sicurezza ai residenti. Aspetto un vostro riscontro. Shabbat Shalom”.
Io, personalmente, devo ancora decidere se questa volta mi aggregherò al gruppo volontari.

Angelica Edna Calò Livne