Nuove teorie

Le teorie sugli ebrei debbono essere supportate da una fantasia senza pari se ogni tanto ne sorgono di nuove, connotate da una fantasia che non possedevano nemmeno i Fratelli Grimm, Charles Perrault e Hans Christian Andersen. Il dernier cri è il seguente: gli antisemiti odierebbero (e colpirebbero) soltanto gli ebrei buoni, ma farebbero comunella coi cattivi. Eppure Herbert Kappler lo aveva ben spiegato a Dante Almansi ed Ugo Foà, convocati il 26 settembre 1943 per estorcere l’oro agli ebrei romani: “Voi e i vostri correligionari avete la cittadinanza italiana, ma di ciò a me poco importa. Noi tedeschi vi consideriamo come un gruppo distaccato, ma non isolato, dei peggiori nemici contro i quali stiamo combattendo. E come tali dobbiamo trattarvi”.
Sostenendo che il razzista distingua fra “buoni” e “cattivi” lo si nobilita, al punto da farlo diventare non più un razzista, bensì uno che sorvola sulle differenze religiose, etniche e nazionali, per limitarsi a simpatizzare coi ‘cattivi’. Però, in quel caso, non sarebbe più un antisemita, anche se mi rendo conto che chi sostiene queste bizzarre teorie non trova nella logica il suo lato forte.
Piuttosto, dispiace il manicheismo che porta alla divisione in buoni e cattivi e dispiace ancor di più la pretesa di essere fra i buoni e, infine, il colmo del dispiacere lo si raggiunge vedendo che vi è chi si erge a giudice del prossimo, non si sa a quale titolo. Tramontato il marxismo, è subentrata la c.d. correttezza politica, e non è detto che si stia tanto meglio, perché passare dal comizio al teatro non sembra un bel passo avanti.
Un conto è il dibattito, anche aspro, altro è l’intollerabile demonizzazione del prossimo. Naturalmente, la demonizzazione parte anche da chi, nella propria autocertificazione, ha scritto “sono tanto buono”, quando la pretesa di ogni essere umano dovrebbe, in tesi, essere limitata ad essere “tanto normali”, ossia, come tutti. Non a caso, questa era la direzione scelta da Asher Zvi Hirsch Ginsbergq, quando scelse come nome d’arte Aḥad Ha’am.

Emanuele Calò, giurista

(2 marzo 2021)