Froome, la prima non è buona
Ma lui rilancia: “Punto al quinto Tour”
Se il buongiorno si vede dal mattino, l’avventura di Chris Froome in maglia Israel Start-Up Nation non è iniziata nel modo migliore. Il ciclista britannico, quattro volte vincitore al Tour de France, da poco approdato alla corte del magnate israeliano Sylvan Adams, ha fatto il suo atteso esordio all’UAE Tour 2021.
La prima tappa del World Tour, che negli scorsi giorni ha attraversato gli Emirati Arabi Uniti, aveva alla sua partenza molti dei protagonisti annunciati di questa stagione. Non tutti hanno brillato come ci si aspettava. Ma pochi hanno deluso come Froome, spesso in affanno anche nelle tappe a lui più congeniali: il quarantasettesimo posto nella graduatoria finale, a oltre ventidue minuti dal vincitore, lo sloveno Tadej Pogacar, è sufficientemente eloquente.
Per Froome era la prima prova ufficiale dopo settimane di allenamento in solitaria in California e i risultati di inizio stagione, molto spesso, sono solo un parziale indicatore sullo stato di salute di un ciclista. Qualcuno però, tra gli addetti ai lavori, la domanda se l’è posta: è davvero praticabile l’assalto al quinto Tour, come Froome va dicendo da mesi e come tutti gli appassionati israeliani della bicicletta si augurano? Un’ambizione di cui mai ha fatto mistero lo stesso Adams, più volte sentito su questo tema da Pagine Ebraiche.
Froome, in una recente intervista con il britannico Guardian, ha confermato che l’obiettivo è quello: “Non c’è niente cui pensi più di questo. È una questione anche di testa. Spero che il corpo mi segua”, ha affermato il quasi 36enne Chris. L’anagrafe potrebbe infatti pesare in modo negativo rispetto a candidati più giovani. Come lo stesso Pogacar, 22 anni, trionfatore lo scorso anno a Parigi. Uno dei tanti ragazzini terribili che puntano ad archiviare quelli della generazione di Froome. Che però, nell’intervista col Guardian, tutto sembra fuorché uno sul viale del tramonto. Altri cinque anni di ciclismo ad alto livello: questo, dice, è il suo altro obiettivo.
“Mi piacerebbe, se possibile. Gli esempi in altri sport, d’altronde, non mancano”, conferma Chris. Su tutte cita l’incredibile storia di Tom Brady, che a 43 anni ha appena vinto il suo settimo Super Bowl. L’esperto campione, calato nella realtà d’Israele, sembra avere ancora l’entusiasmo del giovane professionista. A trasmettergli motivazioni importanti è stato proprio il nuovo team, approdato da poco nel World Tour ma con grandi progetti all’orizzonte (e alcuni già realizzati).
“Una sfida nuova e fresca – dice Froome – è proprio quello di cui avevo bisogno. Non sono mai stato parte di un processo di reclutamento. Né di ciclisti, né di membri dello staff. Nella mia precedente squadra erano altri ad occuparsene per noi ciclisti”.
L’esperienza del veterano al servizio di tutta la squadra. Israele non poteva augurarsi di meglio.
a.s twitter @asmulevichmoked
(4 marzo 2021)