Un anno di Covid
Il dossier di Pagine Ebraiche
“Sui libri numeri incoraggianti”
Saper cogliere opportunità anche in tempo di crisi: è una sfida e un impegno molto ebraico. Nel dossier “Un anno di Covid” sul numero di marzo di Pagine Ebraiche in distribuzione abbiamo cercato di declinarlo con il contributo di varie voci. Dalla scuola all’editoria, dal teatro alla ristorazione: non c’è settore che non sia stato toccato (e in alcuni casi devastato, con prospettive di ripresa ancora lontane) dalla crisi. Ma ovunque, con dedizione e coraggio, ci si è sforzati di trovare strade e modelli alternativi. Anche servendosi di strumenti tecnologici – alcuni esistenti, altri nuovi – che in breve tempo sono diventati familiari a milioni di italiani. Una strada percorsa anche dalle istituzioni dell’ebraismo italiano per venire incontro alle esigenze degli iscritti, per dare forza alla sfida di essere uniti e comunità in senso pieno anche a distanza.
Nell’anno della pandemia l’editoria di varia è cresciuta del 2,4% raggiungendo gli 1,54 miliardi di euro a prezzo di copertina. Si tratta, come ha fatto notare l’Associazione Italiana Editori in un recente rapporto, di una delle migliori performance a livello europeo.
“L’Italia è spesso vista dall’alto in basso, almeno in questo settore. Una volta tanto il modello, anche nei confronti di Paesi che tradizionalmente sono molto più avanti, siamo stati noi. E ciò grazie anche all’efficace convergenza e alla proficua collaborazione che c’è stata tra editori, librari, governo, Parlamento. Decisiva la scelta, da parte delle istituzioni, di considerare il libro un bene essenziale. Così da permettere, anche in lockdown, la fruizione e l’acquisto in libreria. Determinante il coraggio dei librai e degli editori che, nonostante la precarietà del periodo che attraversiamo, hanno continuato a investire e a produrre titoli. Il segno più relativo al bilancio del 2020 – sottolinea a Pagine Ebraiche Ricardo Franco Levi, presidente Aie – raccoglie un po’ tutti questi elementi”. Grande successo lo hanno avuto in particolare gli e-book (+36,6%). Leggera flessione invece per i libri cartacei (-0,8%). Nel complesso le copie vendute risultano il 2,9% in più del 2019, per un totale di 104,5 milioni di libri acquistati.
“Dati importanti e incoraggianti”, dice Levi al giornale dell’ebraismo italiano. Ma che, aggiunge il presidente degli editori italiani (e vice presidente della Federazione degli editori europei), non devono farci dimenticare i tanti problemi irrisolti nel rapporto tra l’Italia e il libro. L’Italia è ancora oggi uno dei paesi d’Europa dove si legge meno. Una vera e propria emergenza nazionale.
“Il livello di lettura – la sua riflessione – è la spia più evidente del livello di conoscenza e saperi di una società. L’Italia resta purtroppo agli ultimi posti della graduatoria. Per questo continuiamo a batterci per un sostegno ancora più forte a favore della domanda di lettura, sia pubblica che privata”.
Una sfida centrale per il nostro Paese, richiamata nel suo intervento programmatico anche dal neo premier Mario Draghi. “Le disuguaglianze da colmare sono tante, e purtroppo anche a livello interno. Esistono infatti territori con numeri da Europa e altri – incalza Levi – dove invece siamo molto più indietro”.
Tra le campagne cui tiene particolarmente c’è “Io leggo perché”: un invito, rivolto a tutti i cittadini italiani, affinché collaborino con donazioni di libri al rafforzamento dell’offerta delle biblioteche scolastiche. “È a scuola – ricorda Levi – che si creano lettori. Ed è a scuola, anche attraverso la lettura, che si abbattono le disuguaglianze. Nonostante il periodo difficile il successo riscosso dalla campagna è stato straordinario”. Come straordinario, afferma, è stato l’impegno profuso in questi dodici mesi.
“Di una cosa in particolare sono lieto: superando elementi che potevano essere cause di scontro, soggetti differenti, con diversità anche d’interessi, hanno collaborato e continuano a collaborare con l’intento comune di far progredire e mettere ancora più al centro la lettura. La strada intrapresa – conclude Levi – è quella giusta”.
Adam Smulevich – Pagine Ebraiche marzo 2021
(4 marzo 2021)