“A Ur ma senza gli ebrei,
un’occasione sprecata”

Su un punto, a quanto pare, il governo di Baghdad è stato irremovibile: incontrarsi tra religioni diverse va bene, ma tra queste non deve figurare l’ebraismo. La missione di papa Bergoglio nei luoghi del patriarca Abramo si chiude così con questa singolare assenza. 
Un’assenza che non è passata inosservata. “Il governo iracheno ha impedito agli ebrei di partecipare alla storica visita del papa”, ha titolato tra gli altri il Jerusalem Post. Per Edwin Shuker, uno dei leader dell’ebraismo inglese, che in Iraq ci è nato, “un’opportunità storica sprecata” ai fini di una possibile “riconciliazione” e di un’azione di consapevolezza, finora mai esercitata, riguardo alle ingiustizie e ai crimini commessi in passato. 
Un intollerabile oblio continua a coprire questa vicenda. Si tratta, e parlano in modo eloquente anche i numeri, di una delle più drammatiche storie di persecuzione e fuga che hanno segnato la vita degli ebrei nel mondo arabo nel secolo scorso. 
Il totale degli ebrei iracheni nel 1948 si aggirava intorno alle 140mila unità, il 2,6% della popolazione nazionale. In assoluto una delle realtà più floride del Medio Oriente. Oggi si contano poche decine di persone, sul cui conto nulla o quasi si sa. 
Fino all’ultimo il Vaticano avrebbe tentato di far cambiare idea all’Iraq, scontrandosi però con un secco rifiuto e un persistente tentativo di boicottaggio. “Senza un riconoscimento della storia e del contributo ebraico in Iraq nel corso dei millenni, ogni discorso su diversità e inclusione non ha valore” il lapidario commento dello storico iracheno Omar Mohammed, intervistato dal sito Algemeiner. 

(8 marzo 2021)