Dall’emergenza anti-odio
all’accettazione dell’altro
Perché oggi non basta più l’affermazione passiva dei buoni principi, schierarsi contro l’antisemitismo e limitarsi a tenere gli occhi ben aperti?
Il male sociale colpisce di continuo in una società che non conosce, non comprende, chiude gli occhi e ogni volta è pronta a recepire nuovi antichi veleni, a farli propri. L’ S.O.S. antisemitismo deve quindi essere incessante e attivo, anche a costo di apparire ossessivo. Deve divenire servizio di pronto intervento sociale; occorre più che mai crearne gli strumenti.
Ma perché questo è accaduto? Cosa ha prodotto la trasformazione sociale che ha reso il tessuto così fragile, così penetrabile da parte in genere dell’odio e in particolare dell’antisemitismo? Alle spalle credo ci sia un fondamentale smarrimento di sé e di basi umane forti, una crescente insicurezza, una crescente povertà di cultura. E insieme un bisogno di scorciatoie, di spiegazioni facili, per cui ciò che non funziona e appare negativo nella nostra realtà dipende principalmente da colui che è individuato come “altro”, come “estraneo”. E’ troppo difficile cercare di conoscerlo davvero, l’altro; è molto più facile disprezzarlo, rifiutarlo, escluderlo, vittimizzarlo.
Sarà mai possibile cessare di vivere in una società della continua emergenza, dell’allarme anti-odio ogni volta rinnovato e iniziare a vivere in una società della rispettosa analisi delle diversità, della conoscenza e dell’accettazione reciproca tra diversi, tutti allo stesso titolo semplici essere umani?
David Sorani
(9 marzo 2021)