“Anziani cancellati
nella solitudine”

“Centomila” titola oggi La Stampa in prima pagina. Una parola per ricordare il numero di vittime in Italia del Coronavirus, con quella terribile soglia superata nelle scorse ore. “La cifra simbolica dei centomila morti è una tappa spaventosa, lascia sbalorditi, soprattutto perché le vittime di questa guerra feroce sono state causate da un nemico invisibile”, afferma a Repubblica la senatrice a vita Liliana Segre. “Chi come me ha vissuto la guerra, – aggiunge la senatrice Segre – è abituato all’idea della morte e della perdita, come all’idea che bisogna resistere, farsi forza e andare avanti. Ma in questa pandemia, in questa moderna guerra mondiale che stiamo ancora combattendo, a me ha fatto impressione pensare che la maggior parte delle vittime appartenga a un esercito di vecchi indifesi”. Nell’intervista la Testimone della Shoah richiama l’importanza di “vaccinarsi tutti”, ma evidenzia l’amarezza di aver visto il sentimento di fratellanza, emerso a inizio pandemia, gradualmente scomparire.

Italia, vaccini e parità di genere. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi si è rivolto per la prima volta al Paese presentando il piano per uscire dalla crisi. Ha ricordato che il piano vaccini rappresenta la via d’uscita. “Ognuno deve fare la propria parte, a partire dal governo che deve moltiplicare ogni sforzo, non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide”. Draghi ha scelto di intervenire nel corso della webconference “Verso una strategia nazionale per la parità di genere”, sottolineando la necessità di riforme profonde “per coinvolgere pienamente le donne nella vita economica, sociale e istituzionale del Paese. Ma dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi nella quotidianità della vita familiare. Lo Stato e gli enti territoriali dovranno assistere le famiglie, specie le più giovani, anche quando questa fase di emergenza sarà terminata. Gli strumenti che dobbiamo impiegare sono vari, penso tra gli altri ai congedi parentali, penso al numero dei posti negli asili nido che ci vede inferiori agli obiettivi europei, e sulla loro distribuzione territoriale che va resa ben più equa di quanto non sia oggi. Tutto ciò è obiettivo di questo governo”.

Libertà di ricerca storica. Il consiglio regionale del Veneto, segnala Repubblica, ha approvato una mozione per tagliare i fondi agli studiosi che non si adeguano alle cifre “ufficiali” delle vittime delle foibe. E chi mette in dubbio che fossero 12 mila è considerato “negazionista”. “Chi non si adegua alla verità storica decretata dai cinque consiglieri veneti firmatari della mozione – per la massima parte Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – non è degno dei fondi pubblici per la ricerca. – scrive il quotidiano – Ed è assimilabile ai negazionisti dell’Olocausto. Il che significa – a guardare bene le cose – che il meglio della storiografia italiana rischia di finire sul banco degli imputati”. Un rischio gravissimo “per la libertà di ricerca, per il libero dibattito scientifico, e più in generale per la libertà di espressione nel nostro Paese”, si legge nell’appello al Capo dello Stato Mattarella, preparato da tre professori – Filippo Focardi, Giulia Albanese e Carlo Fumian – e firmato da cinque società storiche, 49 istituti per la Resistenza e oltre duecento studiosi. “Un aspetto non secondario della vicenda riguarda l’accostamento improprio delle foibe alla Shoah, con il richiamo alla legge che punisce i negatori dello sterminio degli ebrei”, scrive la giornalista Simonetta Fiori, che a riguardo interpella il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera. “È un caso di Holocaustdistortion. Siamo in presenza non solo di un discutibile paragone tra Olocausto e foibe ma anche del richiamo strumentale a una legge che è stata pensata per colpire i negatori della Shoah”.

Ritorno dall’Iraq. I principali quotidiani italiani pubblicano le domande poste dai giornalisti a Bergoglio sul volo di ritorno dal viaggio in Iraq. Un viaggio definito parte del “cammino della fratellanza” con altre religioni, in particolare con l’Islam. “Credo che sia una strada anche culturale. Il Concilio Vaticano II ha fatto un passo grosso in questo”. Repubblica ricorda però l’assenza in Iraq di una rappresentanza ebraica. “Nella città di Abramo, non c’era un ebreo, né è stata menzionata una comunità di 2.500 anni, oggi estinta”, le parole della ricercatrice israeliana Tzionit Fattal, riportate dal quotidiano. Fattal esprime amarezza per ciò che “è parte del percorso di cancellazione della storia ebraica in Iraq: dai libri di storia, dai nostri luoghi di culto, convertiti in moschee, ridotti a discariche, o distrutti dall’Isis come la tomba del profeta Giona a Mosul”.

Vaccini e diplomazia. Facendo un quadro dei rapporti internazionali legati ai vaccini (dalla distribuzione dello Sputnik russo ai problemi dell’Ue con Astrazeneca), Gad Lerner (Fatto Quotidiano) si dice preoccupato che il successo di Israele su questo fronte possa trasformarsi in un’ondata di antisemitismo. “Spero di sbagliarmi, ma prevedo che gli ottimi risultati conseguiti possano essere branditi a supporto di nuove odiose farneticazioni sul ‘complotto ebraico’, a meno che si vinca la tentazione di utilizzarli per finalità politiche. Non dimentichiamolo: la diplomazia dei vaccini è un’arma a doppio taglio”.

Segnalibro. Corriere segnala la presentazione oggi alle 18.30 dell’ultimo libro di Lia Levi, Ognuno accanto alla sua notte. Un appuntamento organizzato da Edizioni E/O in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Con l’autrice dialogheranno il giornalista Paolo Conti e la storica Anna Foa. La Stampa anticipa invece un capitolo del romanzo Il principe del mondo di Antonio Monda, in uscita oggi per Mondadori. Protagonista è “Jake Singer, assistente di Sam Warner, che con il sonoro sta cambiando la storia del cinema: qui Singer partecipa alle nozze della cugina Leeba, riscoprendo bruscamente le proprie radici ebraiche”.

Roma, protestano gli ambulanti. Diversi quotidiani raccontano della protesta in piazza Venezia, a Roma, da parte di decine di ambulanti contro la sindaca Virginia Raggi, che vuole indire una gara per assegnare le licenze della vendita ambulante. C’è però una legge dello Stato, evidenzia La Stampa, che stabilisce che la liberalizzazione delle licenze potrà scattare solo dal 2032. Da qui la protesta, con un’ampia rappresentanza ebraica. Come scrive Corriere Roma, infatti, “sono 12mila i titolari di licenze di commercio ambulante a Roma e di questi almeno 1.000 sono legati alla comunità ebraica romana”. “Se nulla si sblocca, saremo costretti ad andare per vie legali”, le parole di Roberto Di Porto, presidente dell’associazione ambulanti Roma, al Corriere, che riporta anche l’intervento di Riccardo Pacifici.

Daniel Reichel