Halle riparte con la solidarietà
La porta della sinagoga di Halle, nell’est della Germania, il 9 ottobre 2019 aveva resistito all’odio. Il neonazista Stephan Balliet, carico di armi, aveva cercato di sfondarla, mentre dentro decine di persone erano riunite per celebrare Yom Kippur. La protezione aveva retto e così Balliet aveva scaricato il suo odio altrove, aprendo il fuoco contro alcuni passanti, uccidendo una donna che camminava per la strada e un uomo dentro un locale che vendeva kebab. Proprio questo locale, segnato da quel terribile evento, è tornato in queste settimane all’onore delle cronache, ma per un altro motivo. Grazie a una raccolta fondi lanciata dall’Unione tedesca degli studenti ebrei, il ristorante Kiez-Döner di Halle è stato infatti salvato dal fallimento. Come accaduto a molte realtà nella ristorazione, la pandemia ha praticamente cancellato ogni incasso del locale. E nel suo destino sembrava ci fosse oramai la chiusura definitiva. L’intervento invece dell’organizzazione ebraica giovanile ha invece restituito ai titolari del ristorante un futuro. La campagna guidata dagli studenti ha raccolto cinque volte di più dell’obiettivo, che era stato inizialmente fissato a 6.000 euro. “È davvero incredibile quello che hanno fatto”, ha raccontato alla stampa Ismet Tekin, co-proprietario del ristorante con il fratello Rafin. “L’hanno fatto per solidarietà, per mostrare che siamo insieme, che possiamo superare questi tempi se rimaniamo uniti”, ha aggiunto, sottolineando come questo gesto rappresenti anche una forte risposta all’odio.
Il ristorante non aveva molti clienti della comunità ebraica locale prima del 2019, ha raccontato Tekin. Ma dopo l’attacco, molti dei suoi membri sono diventati clienti abituali e sono stati tra i primi a sapere dei problemi commerciali del ristorante. “La comunità ha voluto dare il suo aiuto perché sia la sinagoga che il Kiez-Döner erano l’obiettivo dell’attentato” compiuto dal neonazista Balliet, ha sottolineato Igor Matviyets, membro della realtà ebraica di Halle. Il terrorista, condannato nel 2020 all’ergastolo, aveva “preso di mira il ristorante perché non rifletteva la sua idea di Germania, così come non lo faceva la sinagoga”.