Spuntino
Sabato e ordine naturale

Il tabernacolo, della cui costruzione trattano i due brani di Va-Yakhel e Pekudei che leggeremo questa settimana, è come un mondo in miniatura. Il cosmo è stato creato in sei giorni. Il settimo giorno il progetto si arrestò. Così il tabernacolo. Si capisce dunque perchè il piano di costruzione del Mishkan è preceduto dal precetto dello Shabbat (Es. 35:2). Ma oltre al completamento della creazione, la Torà collega l’osservanza del sabato ad un altra pietra miliare della narrazione biblica e cioè all’uscita dall’Egitto (Num. 5:15). Per questo ci si aspetterebbe che la celebrazione del sabato prevedesse qualche segno di collegamento ai miracoli sovrannaturali occorsi in Egitto. Eppure così non è. Di Shabbat troviamo piuttosto diversi richiami alla manna: 1) l’obbligo di consumare tre pasti (Es. 16:25); 2) le due pagnotte (Es. 16:22); ed anche 3) il fatto che vadano coperte. Perchè di sabato, tra i vari segni divini, ritroviamo proprio la manna? Da un lato la manna era una prova della santità del sabato visto che di venerdì ne scendeva una doppia razione. Dall’altro simboleggia anche la meraviglia dell’ordine naturale compiutosi in sei giorni. Il fatto che le porzioni di manna fossero preassegnate e non cambiassero neanche sforzandosi di raccoglierne di più (Es. 16:16-18) ci insegna che non serve lavorare anche di sabato, perchè le entrate vengono stabilite a priori, esattamente come le leggi della natura. Proprio questo è il messaggio del sabato. Ed è per questo motivo che di Shabbat i miracoli sovrannaturali (come le dieci piaghe e la rottura delle acque del Mar Rosso) sono fuori contesto, quindi la sua celebrazione non richiede la recitazione dell’Hallel.

Raphael Barki

(11 marzo 2021)