Complottismo turco

“Sul Bosforo circolano centinaia di teorie del complotto, secondo le quali sarebbero proprio i dönmeh a governare la Turchia. Tutti sono sospettati: Ataturk, perché veniva da Salonicco, la città in cui visse Sabbatai Zevi dopo essere stato allontano da Smirne. Nazim Hikmet, perché sempre a Salonicco suo nonno era stato governatore. Il premier Erdogan, perché vuole rinforzare l’Islam, e una Turchia islamica è una Turchia debole, e una Turchia debole è quello che vogliono tutti gli ebrei del mondo. Alcuni opinionisti turchi non finiscono di stupirsi del fatto, che in un Paese dove quasi non ci sono più ebrei, i cittadini possano fiutare complotti ebraici a ogni passo”. (Da “L’assassino dalla città delle albicocche” di Witold Szablowski).
I Dönmeh – in turco ‘convertiti’ – furono i seguaci di Sabbatai Zevi i quali nonostante la conversione del falso messia continuarono a credere in egli, convertendosi a loro volta all’Islam ma mantenendo in segreto una sorta di fede e di rituali ebraici. Non è ben chiaro se esistano ancora sabbatiani in Turchia, ma quello del dönmeh nella mitologia cospirazionista antisemita rappresenta lo stereotipo perfetto dell’ebreo che “riesce a celarsi nella società per esercitarne il controllo”. In questo modo il temibile dönmeh può trovarsi in ogni dove e diventa il ricettacolo di tutti i problemi della Turchia moderna. Ricordo che a Istanbul nelle bancarelle di libri usati era frequente imbattersi nei “Protocolli dei Savi di Sion”.
È sempre sorprendente notare come l’essere umano per sopperire alla propria ignoranza e abituato a interpretare fenomeni complessi con soluzioni semplici sia così portato all’invenzione e alla credulità in sciocchezze di ogni genere.

Francesco Moises Bassano