Vaccini, il costo del blocco

“I vaccini sono e restano l’arma fondamentale con cui uscire da questi mesi difficili”. A ribadirlo, nel corso di un talk sulla Sanità organizzato dal Corriere della sera, il ministro Roberto Speranza. Parole che provano a smorzare la preoccupazione per gli effetti del blocco temporaneo ad Astrazeneca, tema d’apertura di quasi tutti i quotidiani. “Ema e Oms avevano dato luce verde. Oggi si pronunceranno di nuovo. Se confermeranno l’approvazione, quanti contagi saranno costati i due-tre giorni persi?”, ci si domanda sulla Stampa (ma è un interrogativo che anche altri giornali si pongono). La controversia che si è aperta appare in ogni caso “un assist al popolo dei no-Vax”.
Guardando al contesto mondiale, La Stampa propone diversi termini di paragone. Partendo dall’America: “Partita male (con Trump) ha pagato un prezzo alto ma si riprende e recupera, come sempre. C’è di meglio però: Israele ha vaccinato tutta la popolazione, gli Emirati due terzi”. In forte ritardo l’Unione Europea. I cui discorsi sull’autonomia strategica sarebbero, in assenza di una campagna di vaccinazione all’altezza, “una danza della pioggia”.

Domani dedica una pagina alla nuova “normalità” di Israele, primo Paese al mondo per l’efficacia nelle somministrazioni. “Una rapidità – si legge – che altri paesi sognano, e che è dovuta in parte al prezzo che questo governo è stato disposto a pagare (più del doppio o il triplo che in Usa e in Ue, dice il Washington Post, mentre alla Knesset risulta che il governo abbia già pagato 660 milioni alle aziende farmaceutiche). Un fattore determinante è anche il consenso a fornire i dati sanitari dell’intera popolazione a Pfizer, in sostanza l’intero paese è un caso di studio sull’andamento delle vaccinazioni”.

Emozione, nel mondo, per gli antichissimi frammenti biblici rinvenuti nel deserto della Giudea. È dal 2017, scrive il Corriere, che va avanti una corsa contro il tempo per proteggere il tempo passato. Per l’Autorità per le antichità israeliana, protagonista della scoperta, la sfida è anche quella di “raggiungere le centinaia di grotte e anfratti prima dei tombaroli che perlustrano tra le sabbie in cerca di reperti da rivendere al mercato nero”. Andrea Nicolotti, direttore del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, dice al Mattino: “Abbiamo la prova che gli scavi in quella regione possono ancora restituire materiale di prima importanza, dunque occorre che continuino gli sforzi e gli investimenti nella ricerca”.

Un gruppo terroristico affiliato all’Isis si starebbe macchiando, tra i vari crimini, dell’assassinio e della decapitazione di bambini. A far emergere l’orrore, con riferimento a una delle regioni tra le più instabili del Mozambico, è Save the Children. “Gli attacchi nella zona di Cabo Delgado – la denuncia della onlus, riportata tra gli altri dalla Stampa – sono iniziati nell’ottobre del 2017, dopo che quell’area è stato teatro di un’insurrezione di matrice jihadista. Da allora ne sono stati contati oltre 800 con quasi tremila morti, di cui la metà civili, e centinaia di migliaia di sfollati. Anche le decapitazioni non sono una novità, già nel novembre scorso i media riferivano di un’esecuzione di massa in un campo da calcio. Ma nell’ultimo anno il fenomeno è aumentato”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(17 marzo 2021)