“Emanuele Artom, le sue parole
sono ancora esempio e monito”

La tradizionale marcia che si svolge ogni anno a Torino in ricordo di Emanuele Artom è ormai da tempo un appuntamento atteso. Una tappa tra le più significative di quel calendario civile della Memoria che aiuta, rivolgendo lo sguardo ai drammatici fatti del passato, a costruire un futuro di impegno e consapevolezza.
Per via dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni correlate la marcia, almeno quest’anno, non si è potuta svolgere. Ma il grande esempio di vita fornito da Artom, che aderì alla Resistenza, fu autore di un diario destinato a diventare tra le più importanti testimonianze sull’Italia di quegli anni e venne poi trucidato 29enne nelle carceri cittadine, è stato comunque al centro di una partecipata iniziativa svoltasi online su impulso della Comunità ebraica torinese, della Comunità di Sant’Egidio, del Consiglio regionale del Piemonte, dell’amministrazione comunale e delle Comunità ebraiche di Vercelli e Casale Monferrato. 
Protagonisti, ancora una volta, i ragazzi. Quelli della scuola ebraica, che di Artom porta il nome. E quelli dell’istituto Calamandrei. Al centro dei loro interventi due parole chiave che ne hanno orientato la vita: responsabilità e coraggio. “I pensieri e la forza formativa di Artom non cessano di mantenere una straordinaria attualità, con la loro capacità di coinvolgerci e interrogarci ancora oggi” ha sottolineato in apertura d’incontro Dario Disegni, presidente della Comunità di Torino. Insegnamenti che restano preziosi per immaginare anche il mondo dopo il Covid. Anche alla luce delle molte problematiche aperte, ingenerate da uno stato di crisi che porta tra le sue insidie anche il veleno di quelli che Disegni ha definito i “cattivi maestri”. E cioè i professionisti dell’odio, della menzogna, dell’antisemitismo, tornati prepotentemente alla ribalta (dell’argomento si parlerà anche stasera, nel corso di un evento promosso dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della storia contemporanea: in streaming sul canale Facebook dell’istituto, sul tema “L’antisemitismo ritorna: cosa fare?”, interverranno a partire dalle 21 il direttore della Stampa Massimo Giannini; il giurista Paolo Borgna; Milena Santerini, coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo; Fabio Levi, dell’Università di Torino; modererà il direttore di Istoreto Luciano Boccalatte).
Un tema, quello sollevato da Disegni, sul quale si è soffermata anche la sindaca Chiara Appendino: “Ricordare – le sue parole – è un atto essenziale per alimentare gli anticorpi di cui abbiamo bisogno per difendere la libertà da allora conquistata. Questi momenti, in cui ci incontriamo e riflettiamo tutti insieme, sono fondamentali. Perché da fare c’è ancora molto”. Un impegno che non può prescindere dallo studio della figura di Artom e, ha detto Appendino, “dall’eredità, dagli insegnamenti che ci ha lasciato”. 
Gianfranco Parente, prefetto vicario di Torino, ha ricordato come l’esempio fornito da Artom e da altri giovani coraggiosi che fecero una scelta analoga è stato uno dei riferimenti “che ha ispirato l’Assemblea Costituente nel far rinascere questo Paese”. È proprio sulla scia del loro impegno, ha poi affermato, “che dobbiamo sostenere, con sforzo costante, i valori di pace, libertà e democrazia”. 
Artom, ha concluso Daniela Sironi, responsabile locale di Sant’Egidio, “era un uomo gentile, di quella gentilezza che fa spazio agli altri, che non prevarica e consente a ciascuno di noi, nel rispetto della differenza di trovare il suo posto”. Ricordare Artom, la sua riflessione finale, significa “avere consapevolezza di una storia grande alle spalle; una storia che ci fa guardare al futuro”. 

(18 marzo 2021)