L’intervento dello Yad Vashem
“Bartali, dibattito fuori contesto:
da noi massima trasparenza con tutti”
Nell’ultimo periodo abbiamo letto con dispiacere di pubblicazioni contro il riconoscimento di Gino Bartali quale “Giusto tra le Nazioni”. Leggendole, si ha la sensazione che molti dettagli erronei provengano da una mancanza di comprensione del processo di riconoscimento dei Giusti fra le Nazioni e dell’attività della Commissione a questo preposta…Per questo vorrei chiarire alcuni punti, nella speranza che questo possa dare le informazioni necessarie a riportare il dibattito nel giusto contesto.
Secondo gli intenti dei fondatori di Yad Vashem, fra cui molti erano loro stessi sopravvissuti alla Shoah, e secondo la legge promulgata nel 1953 dal Parlamento israeliano, la Knesset, fu deciso di assegnare il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni a coloro che tentarono di salvare ebrei durante la Shoah. Yad Vashem decise allora, negli anni ’60 del secolo scorso, di nominare una Commissione pubblica, costituita da membri volontari, superstiti dalla Shoah e esperti delle vicende nelle varie comunità durante la Shoah, per portare avanti il processo di esame dei casi e il riconoscimento.
A presiedere questa Commissione, che è autonoma ed esterna a Yad Vashem, c’è un giudice della Corte Suprema a riposo. Il compito di Yad Vashem è quello di coordinare ed assistere nella preparazione delle pratiche dei candidati al titolo, che vengono poi presentate, analizzate, discusse e sottoposte al voto da parte dei vari membri. Ogni pratica contiene testimonianze e ogni altro tipo di documentazione necessaria per ricostruire la storia del salvataggio. Nel decidere sul caso, la Commissione si basa sul concetto che “Chi salva una vita è come se salvasse il mondo intero”, per cui il numero di ebrei che sono stati aiutati da chi li ha messi in salvo non è una delle condizioni per assegnare il riconoscimento.
La Commissione agisce come una giuria: esamina la storia del salvataggio con l’aiuto dei documenti esistenti ed il contesto storico in cui si sono svolti i fatti. La storia del salvataggio viene esaminata alla luce di alcuni criteri di base, fra cui il fatto che sia stato compiuto senza compenso, per la volontà di dare aiuto ad ebrei e a rischio della propria vita. La decisione della Commissione viene sottoposta alla convalida del suo presidente.
Nel caso di Gino Bartali, nonostante la pratica sia stata aperta già nel 2007, è stata discussa in Commissione solo nel 2013, dopo un lungo processo di ricerca di testimonianze. La Commissione si è basata nelle discussioni e nella sua decisione su molteplici testimonianze di sopravvissuti che hanno portato al riconoscimento.
Contrariamente a quanto è stato pubblicato, tutte le pratiche relative al riconoscimento dei Giusti, compresa quindi quella di Gino Bartali, sono aperte alla consultazione del pubblico, comprese le testimonianze presenti nel fascicolo. Con questo, allo scopo di permettere ai membri della Commissione una discussione libera da influenze esterne e da pressioni, i verbali delle riunioni e le corrispondenze interne sono riservati.
Voglio sperare che queste righe permettano una migliore comprensione dell’operato della Commissione in generale e del caso Bartali in particolare.
Joel Zisenwine, Direttore del dipartimento Giusti tra le Nazioni dello Yad Vashem
(18 marzo 2021)