Paolo Foa (1938-2021)

Paolo Foa, un caro amico di sempre, è recentemente scomparso.
Bisogna ritornare indietro ormai di molti anni per rammentare il nostro primo incontro che risale al ritorno delle nostre famiglie alla normale attività dopo la guerra, terminato il periodo della clandestinità. Con Paolo eravamo coetanei, lui nato quattro giorni dopo di me.
Insieme abbiamo frequentato le scuole elementari e le medie alle Scuole Ebraiche di Torino, e poi il medesimo liceo e il Politecnico.
Siamo stati un bel gruppetto di amici e man mano che crescevamo abbiamo accumulato e vissuto fianco a fianco nuove esperienze anche al di fuori della scuola. Uno dei miei ricordi infantili piacevolmente legato a Paolo sono le ore di gioco passate in comune intorno a una meravigliosa scatola del Meccano di sua proprietà. Eravamo già allora ingegneri in erba?
Anni dopo ci accomunava l’interesse e la partecipazione alla vita della nostra Comunità, da un lato guidati dal rabbino Disegni, figura ieratica, e dall’altro da giovani della generazione precedente reduci da esperienze ben più dure delle nostre. Loro ci hanno avviati a prendere coscienza delle problematiche ebraiche e a impegnarci personalmente in modo attivo.
Voglio qui ricordare in particolare quanto Paolo si sia dedicato con entusiasmo alla vita del CGE di Torino e della FGEI (Federazione Giovani Ebrei Italiani) di cui per diversi anni fu consigliere e per due Segretario Generale. In quelle vesti, oltre le normali attività giovanili, campeggi, congressi e attività culturali, portò avanti molte battaglie importanti per il rinnovamento della gestione delle organizzazioni ebraiche in Italia.
Nel libro dei suoi ricordi dedicato alle figlie e ai nipoti riporta parte della sua relazione al congresso della FGEI di Venezia del 1961. In esso si esplicita il suo pensiero e la sintesi della sua concezione dell’ebraismo: “Dovremmo far capire ai singoli giovani, anche ai più assimilati, che il vero ebraismo, lontano dalle “idolatrie”, cui la vita che ci circonda lentamente ci abitua, merita ancora di essere vissuto.” E continua sostenendo “che essere ebrei (e non soltanto a parole) non vuol dire immiserirsi in un angusto ghetto spirituale, ma vuol dire innanzitutto prendere coscienza di una tradizione di vita e di pensiero, che non ha senso se artificiosamente staccata dalla realtà di ogni giorno”.
Poi è venuta la vita di lavoro, la famiglia e quanto inevitabilmente allontana, ma ciò malgrado è perdurato nel tempo un solido sentimento di amicizia.

Enrico Hirsch

Paolo Foa (Torino 1938 – Milano 2021) dopo la guerra ha frequentato la scuola ebraica di Torino e si è laureato in ingegneria al Politecnico nel dicembre 1961.
Negli anni dal 1955 al 1972 è stato attivo nelle organizzazioni giovanili ebraiche, nella Federazione Sionistica Italiana, nel Centro di Documentazione ebraica Contemporanea. Negli anni ’90, a Milano, ha fatto parte del consiglio del “Nuovo Convegno” e del Gruppo di Studi Ebraici “Keillah”.

(18 marzo 2021)