Europa e Fame

“Avete mai sofferto la fame? La fame vera, non quella che attanaglia chi resta due giorni senza mangiare, ma quella che si insedia in chi per settimane, per mesi mangia troppo poco e che gli rimane dentro, appiccicata al ventre come un cataplasma, incrostata nelle pareti dello stomaco e alla base del cranio”. Nel 1933, pochi mesi dopo la salita al potere di Hitler, lo scrittore e giornalista Georges Simenon (l’inventore dell’ispettore Maigret, ma in seguito assai noto anche per il suo esplicito antisemitismo) realizza uno straordinario reportage in Europa orientale. In una “specie di periferia” di Vilnius nel 1934, che in seguito identifica come villaggio ebraico, incontra “esseri da corte dei miracoli”. “C’erano solo case di legno, bassissime, porte sgangherate, corridoi umidi. Gli uomini indossavano quasi tutti palandrane di pelle di pecora. (…) Nonostante il freddo si vedevano donne e bambini a piedi scalzi.” Il forestiero, accompagnato da un commerciante ebreo, entra in una stanza affollata. “Una stanza minuscola, con quattro letti e una stufetta. Gli uomini erano tutti fuori, e noi scorgemmo solo una vecchia invalida, due giovani donne, una delle quali allattava un bambino, e una ragazzina di quindici o sedici anni. ‘Quante persone vivono in questa stanza?’ ‘Dodici, sono tre famiglie’. (…) ‘Hanno fame?’ ho chiesto poi al mio compagno. ‘Il più delle volte mangiano solo farinata e cetrioli’. ‘Ma ho visto che l’agnello costa solo due franchi al chilo’. ‘E con questo? Non ce li hanno, due franchi’.”
Fu questa l’umanità che in larga maggioranza finì spazzata via dalla furia nazista otto anni più tardi, annientata nella foresta di Ponary o deportata nei campi di sterminio. Si tratta di un’umanità che va conosciuta, e se ne possono leggere ampie descrizioni nell’interessante reportage che ora è pubblicato anche in italiano, corredato da diverse immagini e da un’interessante e profetica intervista a Trockij. Georges Simenon, Europa 33, Adelphi, Milano 2020. Buona lettura.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC