L’Algeria e il made in Israel
Ci sono poche cose che il regime algerino detesta quanto il Marocco e i “sionisti”. I pessimi rapporti con il vicino reame sono di natura territoriale e dopo vari conflitti si sono poi inaspriti con la guerra civile algerina, tanto che le frontiere tra i due paesi sono rimaste chiuse dal 1994. Quando poi il Marocco lo scorso dicembre ha aperto la strada alla normalizzazione con Israele, l’odio verso le due entità è diventato quasi complementare. Il primo ministro algerino Abdelaziz Djerad ha denunciato i marocchini di “voler portare i sionisti alle nostre porte”.
Eppure, rivela il canale israeliano I24news che una settimana fa un aereo brasiliano proveniente da Tel Aviv avrebbe fatto scalo ad Algeri per offrire un carico di vaccini al governo algerino. La notizia è rimbalzata soprattutto sui media marocchini, e di risposta l’Algeria ha incolpato proprio il Marocco di “diffondere notizie false”. E a proposito di vaccini, il Marocco è per l’appunto il paese africano ad aver il primato per la percentuale più alta di persone vaccinate rispetto alla popolazione totale – il 5,73%, un dato persino superiore a quello italiano il quale si ferma per adesso al 3,78% -. Non a caso il Marocco figura tra i paesi destinatari di almeno 100.000 dosi di vaccino Pfizer che Israele donerà ad una decina di paesi che intrattengono legami diplomatici o meno con Gerusalemme, secondo un annuncio di Benjamin Netanyahu lo scorso mese a Radio Galatz. Chissà se l’Algeria è tra questi, ma del resto non ci sarebbe granché da stupirsi. Non sono pochi i paesi arabi che ufficialmente disconoscono Israele, ma che segretamente vi intrattengono legami soprattutto economici e l’Algeria non è affatto un’eccezione. Come riporta il giornale online marocchino le360 il quale parla esplicitamente di “schizofrenia”, l’Algeria importa farmaci, apparecchiature elettriche, mediche e tecnologia israeliana da oltre vent’anni. Secondo Le Monde, sorse uno scandalo pochi anni fa perché i suddetti prodotti arrivavano in Algeria tramite una società di comodo situata in Francia che li rinominava con “nomi francesi” e al posto di “Made in Israel” era sostituito un più innocuo “Made in France”. I legami riguardano anche il rifornimento di gas e persino la partecipazione di società israeliane all’interno di compagnie algerine di idrocarburi, ma anche presunti contatti tra i servizi segreti dei due paesi in merito a sistemi di sicurezza per contrastare il terrorismo.
Insomma, in Algeria lo stato israeliano il più delle volte non è presente neppure sulle mappe dei manuali scolastici ma del resto “a caval donato non si guarda in bocca”, basta solo cambiare il nome del cavallo.
Francesco Moises Bassano