Controvento
Allenarsi alla felicità

Si è celebrata, in concomitanza con l’equinozio di primavera, la Giornata Mondiale della Felicità. Una data azzeccata: in tutte le tradizioni, questo è il periodo della rinascita, della liberazione dall’oppressione delle forze oscure, del ritorno alla vita.
Ma si può dare una definizione collettiva di un sentimento così intimo e privato come la felicità?
I tentativi non mancano. L’ONU stila annualmente una graduatoria mondiale dei Paesi più felici. In testa la Finlandia – e per chi, come la sottoscritta, ritiene che la luce sia un elemento fondamentale per vivere bene, questo primato è piuttosto sorprendente. L’Italia quest’anno, nonostante la tragedia della pandemia, che ci ha colpiti più duramente di altri Paesi, è salita dal 28° al 25° posto. Una conferma che si può essere individualmente felici anche in momenti di crisi collettiva. O si potrebbe supporre che durante il lockdown, liberatici degli inutili fardelli con i quali riempiamo il nostro tempo, siamo stati capaci di riscoprire il piacere dei piccoli gesti, degli affetti veri, del rapporto con la natura, grande dispensatrice di felicità per chi riesce a contemplarla senza sovrastrutture e a stupirsi delle meraviglie che ci dispensa.
Ma che cosa è la felicità, emozione così impalpabile e fragile, basta un nonnulla a romperne il magico equilibrio? Ogni religione, ogni corrente filosofica ha tentato di definirla. Assenza di dolore, rinuncia ai piaceri mondani, rapporto diretto con il Divino, momento estatico raggiunto attraverso dure discipline, coronamento di un sogno, sentimento panico di appartenenza alla natura…
Per le neuroscienze, è fondamentale distinguere la felicità dal piacere. “Il piacere è un’emozione legata all’istinto di sopravvivenza” spiega i Prof. Luigi Gallimberti, che ha dedicato la sua lunga e prestigiosa carriera di psichiatra e neuroscienziato allo studio delle dipendenze, strettamente connesse al sistema del piacere. “Gli individui provano piacere nel cibo, nel sesso, nel sopraffare il nemico, ovvero in tutto ciò che è finalizzato alla sopravvivenza dell’individuo e della specie. Il senso di appagamento procurato dal piacere è mediato dal sistema dopaminergico, che è quello che si attiva anche con il consumo di droghe”. Ben diversa è la felicità, che è legata a un altro neurotrasmettitore, la serotonina. “Rispetto al piacere, che ha durata breve, ed è un sentimento egoistico, la felicità ha una durata più prolungata, ed è connessa al dare più che al prendere” sostiene il prof. Gallimberti.
La nostra cultura tende a confondere il piacere con la felicità. Rincorriamo appagamenti immediati, conferme subitanee, abbiamo perso l’abitudine di attendere e di rimandare. E la società dei consumi, di Internet, dei social, di Amazon che ti porta tutto quello che vuoi a casa in un baleno, e non c’è più l’emozione dell’attesa, delle email che si bruciano in pochi minuti, sono tutti stimoli del sistema dopaminergico a scapito di quello della serotonina. Secondo il prof. Gallimberti, questo è grave soprattutto nei bambini, nella fase formativa del loro cervello durante i primi anni di vita. Li stiamo disabituando ad aspettare. Una volta il regalo arrivava a Natale, alla consegna della pagella, per il compleanno. C’era il momento del gioco, quello dei pasti e quello del sonno, regolati da una routine che prevedeva l’attesa, non la soddisfazione immediata dell’impulso. La vita sregolata dei bambini di oggi, la soddisfazione immediata dei loro desideri incentiva il sistema della dopamina, che è quello che conduce alle dipendenze, a scapito della serotonina, il neurotrasmettitore della felicità. E così si creano società di adulti infelici, sempre alla ricerca di nuove emozioni, mai soddisfatti, facile preda delle dipendenze.
Allenarsi alla felicità non è impossibile, comporta la capacità di rinuncia, di procrastinare la soddisfazione dei piaceri (mi vengono in mente i “fioretti” praticati quando ero bambina dalle mie amiche cattoliche), di dedicarsi agli altri -la felicità del bene.
E forse il Covid è stato paradossalmente un allenamento alla felicità: perché togliendoci tutti i piaceri immediati ai quali eravamo abituati, ci ha riproposto l’attesa, la rinuncia, l’attenzione agli altri, ingredienti essenziali della felicità -almeno per chi non è stato colpito troppo duramente a livello economico o di salute.
Purtroppo, nella Giornata della Felicità poco si è parlato di questi aspetti della felicità. Che viene considerata un diritto inalienabile degli esseri umani, dimenticando che, come tutti i diritti, comporta anche impegno, sacrifici, rinunce e doveri.

Viviana Kasam