Bibi guarda a Bennett
Rispetto alle precedenti tornate elettorali lo scenario per la formazione di un nuovo governo appare più fluido, ma comunque complesso. È quanto emerge dallo spoglio in corso in Israele. Con Netanyahu che ha reclamato la vittoria del suo blocco, ma che per guidare il Paese dovrà basarsi su un’alleanza con l’indipendente Yamina. Una possibilità tutt’altro che remota.
Come sottolinea tra gli altri il Corriere, il suo leader Naftali Bennett in campagna elettorale lo ha definito ‘un leader fallimentare’, ma rispetto agli altri contendenti “non ha mai escluso di entrare nella coalizione ed è già stato suo ministro”. La possibile alleanza di governo (che potrebbe comunque non raggiungere i 61 seggi necessari alla Knesset, contando oltre a Yamina gli altri alleati tradizionali del premier) è al centro di molti articoli e approfondimenti. Repubblica evoca nella titolazione una “sponda estrema destra”. Scelta simile per La Stampa: “Governo con l’estrema destra”.
Tra i vari quotidiani, delle elezioni israeliane si parla anche su Sole 24 Ore (“Netanyahu spera anche nella ripresa dell’economia”), Avvenire (“Netanyahu è avanti e tratta con Bennett”), Giornale (“Per governare la strada resta stretta”), Messaggero (“L’ago della bilancia sarà l’estrema destra), Foglio (“Di nuovo Bibi – Se non Bibi, chi?”), Fatto Quotidiano (“Bibi da solo non ha la maggioranza”).
Sul Corriere, lo scrittore Etgar Keret racconta le sue impressioni di elettore e prevede di tornare presto, e ripetute volte, al voto: “Quale cambiamento – si chiede – potrà avvenire tra una campagna elettorale e l’altra che dia una scossa a questa situazione di parità quando metà del Paese considera Netanyahu un redentore e l’altra metà un bugiardo e un truffatore?”.
Il Corriere intervista Zubin Mehta, il celebre direttore d’orchestra prossimo a compiere 85 anni. Nel colloquio il Maestro si sofferma su una delle esperienze fondamentali della sua carriera: la direzione della Israel Philharmonic Orchestra. “Lì – racconta – ho maturato una coscienza politica. A Begin chiesi di mandarmi con l’Orchestra a suonare al Cairo, mi rispose che prima doveva firmare i settlement, gli accordi con Sadat. Non sapevo nemmeno il significato di quella parola. Con Netanyahu non sono d’accordo su nulla. Ho detto addio alla Israel. All’ultimo tour, con la Terza di Mahler, le donne dell’orchestra avevano il trucco sciolto dalle lacrime”.
Sul Corriere un corsivo è dedicato alla difficile situazione del Libano: “Sta affondando, lo vedono tutti. Lo vede il Fondo Monetario che non vuole venir meno alle sue regole sui sussidi. Lo vede l’Onu, che schiera al confine con Israele una forza di interposizione e sorveglianza (Unifil II) forte di mille militari italiani. Lo vedono i vicini mediorientali, la Siria, Israele, l’Iraq, l’Iran, e ognuno ha un diverso interesse”. Se il Libano affonda, si sostiene, “gli equilibri geopolitici in Medio Oriente e nel Mediterraneo risulteranno sconvolti”.
Il Teatro Comunale di Ferrara proporrà prossimamente la “Passio Christi” di Mario Luzi. Un progetto sposato dal neo direttore Moni Ovadia, che Avvenire, in un articolo dedicato all’evento, definisce “sedotto dall’universalità del valore della Passione”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(24 marzo 2021)