Il ritorno
Spero di poter riuscire a descrivere l’emozione incontenibile di un incontro.
Come nel resto del mondo ho insegnato durante l’ultimo anno attraverso il computer, Teams, Meet, Zoom, i grande doni della tecnica che ci hanno permesso di poter continuare l’attività pedagogica e non restare isolati in casa, ma ci hanno anche costretto a ore interminabili davanti a schermi, davanti a mezzi busti incorniciati in un alveare multicolore che a volte diventavano solo nomi scritti o sparivano del tutto.
I miei corsi alla Facoltà di Pedagogia del Tel Hai College consistono nell’esplorazione di strumenti alternativi per lo sviluppo della comunicazione interpersonale per risvegliare la spontaneità della persona, la sua essenza e le sue capacità attraverso emozioni autentiche che riescono a rimuovere le barriere del cinismo e della durezza verso se stessi e gli altri. Durante il corso si scopre insieme come sia possibile creare un’esperienza significativa di coinvolgimento sociale e la realizzazione di una nuova visione di vita tinta di gioia e amore, si affilano i sensi e la capacità di esprimere e di ascoltare, per la creazione del rispetto e la sicurezza di ogni persona. L’incontro con il mondo del teatro è un’opportunità per sviluppare il legame tra il corpo e l’anima, crea un potere motivante e liberatorio e incoraggia lo sviluppo di un nuovo dialogo. I partecipanti divengono i protagonisti delle loro vite influenzando il loro destino per cambiare e migliorare le comunità nelle quali operano e il mondo che li circonda.
E come fai a sviluppare tutte queste belle cose senza muoverti e far muovere? Senza vedere da vicino, “sentire” i tuoi allievi, vedere le reazioni attraverso l’espressione non verbale, senza palcoscenico, intrappolati nella pandemia?
Ho considerato una vera e propria benedizione le idee che mi sono venute nei momenti di disperazione per poter mandare avanti le lezioni di quattro ore davanti a quei ragazzi a volte in pigiama, mentre sorseggiavano un cappuccino, per poterli scuotere dal deperimento, accendere un barlume di interesse e trascinarli nella positività. E il miracolo è avvenuto. L’atmosfera è divenuta di lezione in lezione, da lockdown a lockdown più vivace, l’energia ha ammantato tutto di allegria, fervore, voglia di sperimentare, esporsi e avventurarsi in una nuova realtà e si è creato un gruppo unito e affiatato che non si è mai visto e conosciuto dal vero. Il corso di 13 incontri “Da dietro le quinte alla ribalta” è terminato senza incontrarsi fisicamente una sola volta.
E finalmente sono arrivati i vaccini, il passaporto verde, i permessi e il nuovo semestre è iniziato. Nell’aula 3104 è iniziato un corso con altri studenti, che mi hanno raccontato che nell’altro edificio c’erano i ragazzi del corso precedente. Ho provato un’emozione incontenibile e sono corsa all’aula 2104. Erano tutti in cerchio, 25 studenti e studentesse… avrei voluto abbracciarli tutti (ma questo ancora non si può), ho riconosciuto il sorriso dagli occhi scintillanti sotto la mascherina che copre il volto ma non l’anima, ho fatto una serie di salti e urla di gioia nel rivederli, una sorta di danza improvvisata al ritorno della speranza, al senso profondo di resilienza impresso nello spirito dell’umanità e come al solito ho ringraziato D. che ci libera dalla schiavitù, che ci consola e che presto ridarà la libertà e la serenità al resto del mondo. Hag Sameach!
Angelica Edna Calo Livne
(25 marzo 2021)