Turell a canestro per la storia:
L’Nba aspetta il “Jewish Jordan”
Con i suoi Maccabees, la squadra di basket della Yeshiva University, domina indisturbato su varie squadre di college del Nord America (ben 34 le vittorie consecutive nel relativo campionato). Un ambiente competitivo, ma forse non abbastanza per il suo talento. E così per Ryan Turell, ala piccola dal tiro facile, potrebbe presto passare il treno giusto. Quello che, secondo il Los Angeles Times, potrebbe portarlo già nel 2022 in Nba. Il sogno di ogni giocatore di pallacanestro. Che se realizzato, nel suo caso, lo farebbe diventare il primo ebreo ortodosso nella massima lega mondiale.
“The next Jewish Jordan”, scrivono di lui. Un paragone forse un po’ azzardato ma comunque rivelatore del potenziale che gli viene accreditato. In evidenza non ci sono però solo le sue doti tecniche. Centrale è il rapporto con l’identità, che ha attirato su Turell l’attenzione di vari media (e non solo quelli di settore).
Turell dice di giocare anche per smentire il pregiudizio che vorrebbe gli ebrei poco portati negli sport. La vicenda stessa dei Maccabees, i cui trionfi sono al centro di un recente documentario dell’Associated Press intitolato “Faith before basketball”, starebbe lì a dimostrarlo. La domanda che anche la stampa americana si pone è relativa a un’eventuale conciliazione tra il rispetto scrupoloso delle norme ebraiche e un torneo frenetico che richiede impegno a ogni ora e ogni giorno. Un punto d’equilibrio sembra arduo. E già altri, si ricorda, hanno dovuto rinunciare. È successo nel basket, ma anche in altre discipline.
Un pensiero che per il momento non passa nella testa di Elie Kligman, giovane lanciatore di baseball in forza al Cimarron-Memorial High School (Las Vegas). Molti, anche per lui, vedono un futuro da professionista. “Il mio obiettivo – ha detto al New York Times in una recente intervista – è diventare il primo giocatore della Major League che osserva lo Shabbat”.
(30 marzo 2021)