Ticketless – Una nuova Yalta
Ogni settimana che passa lo scenario post-pandemico si fa più chiaro. Si profila qualcosa che assomiglia a un dopoguerra, il terzo se non diamo credito agli sciocchi che voltano le spalle al XX secolo. Uno sguardo poco incoraggiante, che io, nonostante il tanto che s’è scritto, leggo ancora con occhi novecenteschi. La libertà per l’Europa verrà se gli anglo-americani, dopo che si saranno liberati loro dal virus, giungeranno in soccorso di un’Europa che non accenna a riprendersi dopo i due precedenti dopoguerra. Mi è venuto in mente quel classico libro di Hazard sulla crisi della coscienza europea, vedendo lo sbandamento di Bruxelles. L’armata rossa in forma di vaccino Sputnik preme però da Oriente. Draghi dopo la guerra civile del tutti contro tutti guida un nuovo governo Parri, senza aver dietro un CLN solidale? Forse, più giusto sarebbe dire che un 8 settembre europeo ha decretato la morte della giovane e mai cresciuta idea di nazione europea. A loro spese gli israeliani e i palestinesi da sempre sanno benissimo che la pace non potrà mai venire con un’Europa inesistente. Israele in queste settimane viene descritto come un Eden di cittadini liberi e vaccinati e si prende la sua giusta rivincita sulle viltà europee: quando la crisi era ‘solo’ petrolifera i rapporti di forza non erano quelli di ora. Mi chiedo cosa aspetti Israele a darsi quella stabilità politica che consentirebbe, dopo la nuova Yalta, di portare la pace in tutta quell’area troppo a lungo insanguinata.
Alberto Cavaglion