Oltremare – Ricominciamo
Oggi è il giorno nel quale in Israele tutto ricomincia, dopo la sbornia di azzime che ci siamo presi come ogni anno, e dopo un secondo Pesach con Israele piena di israeliani e vuota di turisti. Abbiamo riempito i parchi nazionali, e li abbiamo riempiti di spazzatura, perché saremo anche il popolo prescelto dall’Altissimo, ma nell’accordo con il suddetto si vede che mancava una noticina sul fatto che anche i prescelti possono raccogliere i rifiuti che essi stessi producono durante i pic nic e lungo le gite nella natura. Fin qui niente di nuovo. Segno che anche il popolo prescelto può migliorare, ora bisogna vedere se vuole o se si dovrà arrivare a minacciarlo che l’arrivo del Mashiach non sarà possibile, non finché tutti gli ebrei ovunque nel mondo osserveranno lo Shabbat (così ci insegnavano a scuola ebraica, ma chissà se anche questo era un trucco per rendere lo Shabbat più interessante e persino utile sul lungo periodo), ma finché invece i buoni ebrei non impareranno a tener pulito questo angoletto di mondo che ci è stato promesso, che stilli latte e miele o high-tech e startup fa abbastanza lo stesso.
Fra le cose che cominciano oggi dopo la pausa festiva, ci sono in parallelo le consultazioni per la formazione del nuovo governo, con il momento chiave delle “raccomandazioni”, e l’inizio del processo a Netanyahu, accusato di aver fatto pressioni per comparire positivamente sui media, nello specifico agendo direttamente sull’editore di Walla!, un sito di notizie fra i più popolari. Quindi mentre il presidente Rivlin ospita uno ad uno tutti i partiti, troppi, che si litigano la possibilità di creare coalizioni fantasiose, il centro di tutto, causa prima e motore immobile delle crisi ricorrenti di questi ultimi due anni, è occupato ad ascoltare in un’aula di tribunale le testimonianze contro di lui che potrebbero in teoria mettere fine alla sua carriera politica, per quanto lunga e costellata di molti successi. Un po’ triste come immagine, ma tant’è.
Intanto c’è qualcosa d’altro che potrebbe non ricominciare per nulla, ed è la campagna vaccinale una volta finite le scorte che ancora abbiamo nei magazzini. Se non si sblocca il gelo politico fra Benny Gantz e Netanyahu, e la Pfizer non si convince che il governo transitorio – a suo giudizio non abbastanza credibile finanziariamente – pagherà davvero le 700mila dosi che dovevano essere consegnate già ieri, potrebbero esserci ritardi nella prosecuzione delle vaccinazioni. E pazienza se la Pfizer ci ha chiamati “Repubblica delle Banane” – è di certo solo uno screzio fra amanti: l’ultima volta che il CEO della Pfizer ha usato appellativi è stato per significare un lieve fastidio per le telefonate ripetute del nostro primo ministro in mezzo alla notte, e anche allora abbiamo poi fatto subito pace: potenza del dollaro sonante. Con un bel pagamento in pieno e senza rate passeremo di certo da “Repubblica delle Banane” a “Unica democrazia del Medio Oriente” in men che non si dica. O come dice la canzone “Ricomincia-a-mo!”
Daniela Fubini
(5 aprile 2021)