Rav Elia Richetti (1950-2021)
La grandezza anche negli aneddoti

Il caro Elia ci ha lasciati nell’ultimo giorno di Pesach, solennità che ricorda la liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Ha chiuso con la vita nella chiosa della festività. Lascia dietro di sé un vuoto di saggezza e di ironia. Ci mancherà tanto.
Io sono laico, ma ciò non toglie che fra noi ci fosse una amicizia sincera e, quando noi si aveva bisogno, lui ci sia sempre stato. Fin da ragazzo Elia sapeva esattamente cosa avrebbe fatto da grande: avrebbe seguito le orme del nonno Friedenthal, quel rabbino dalla folta barba bianca che era a capo della Comunità di Milano nel dopoguerra. Me lo ricordo bene da bambino quando mamma mi portava su nel matroneo della Sinagoga di via Guastalla e lui era laggiù in basso, inconfondibile, alla Tevah. Lì incontravamo Elia con il papà Giorgio, e lui aveva sempre un aneddoto spesso spassoso da raccontare; quell’ironia sorniona che rav Richetti si è portato sempre nella vita. Da ragazzo veniva tutti i sabati a piedi da casa sua (dall’altro capo di Milano) a trovare mia sorella quando si ruppe malamente una gamba e dovette stare mesi allettata. Disegnava rabbini, raccontava spigolature sulla vita di sinagoga e di yeshivah. La sua strada era tracciata. Una volta divenuto rabbino, lasciò Milano per altre sedi a lui assegnate. Andai a trovarlo, a Trieste, con il figlio piccolo che correva avanti e indietro per il lunghissimo corridoio di casa; a Venezia dove mi fece scoprire gli angoli nascosti del ghetto, le porticine per accedere alle varie sinagoghe riservate ai rabbini. Cultore della Torah, dotto, ottimo cantore e suonatore dello shofar con fiato potente; per ricordare Guido mio padre ritornammo sull’ironia ebraica e sul significato profondo del ridere; per ricordare la compianta Nora Stern fece un garbato escursus fra Torah e musica, facendoci scoprire quanto le intonazioni siano guida nella interpretazione del testo. Quando abbiamo condotto mia madre al cimitero di via Jona, abbiamo per primi applicato le procedure di distanziamento: pochi giorni prima dell’inizio del lockdown. Di recente mi ha aiutato a leggere una chamiàh scovata fra le carte di casa. Dedicata a Viola figlia di Perla; così ho scoperto una ava in più del XVIII sec., nel ramo dei Tabet. Dovevamo il mese prossimo accogliere insieme in sinagoga di via Eupili un gruppo di Ciclobby per un viaggio a pedali sulle orme degli ebrei a Milano. Non si potrà fare, non con lui, purtroppo. E quella piccola sinagoga, scrigno della nostra memoria di ebrei milanesi, rimarrà vuota del suo mentore.
Queste sono pillole minori per un Chacham, di cui molti ricorderanno cose assai più significative. Ma rav Elia Richetti rimarrà per sempre nella mia mente per queste pillole, poiché l’insieme del minuto fa la grandezza. Ciao Elia, che la terra ti sia lieve. Baruch Daian Haemet

Fabio Lopez Nunes

(6 aprile 2021)