Rav Richetti, l’archivio della memoria
“Un ‘vicino di casa’ cordiale e sorridente”. Così la Fondazione Cdec ricorda il rav Elia Richetti, di cui nelle scorse ore si sono svolti i funerali a Milano.
“Per la biblioteca del Cdec e per tutti noi era un eccezionale punto di riferimento per qualsiasi questione di carattere religioso, sempre disponibile a rispondere ai nostri quesiti con spiegazioni rigorose ed erudite e tuttavia mai autoritarie. Con lui celebravamo le feste ebraiche, accompagnati dal canto distinto e armonioso della sua voce che arrivava fino ai piani alti del nostro edificio”, sottolinea lo staff della Fondazione. Negli anni rav Richetti ha donato al Cdec la documentazione della sua famiglia. Materiali che sono conservati in un fondo a suo nome e che saranno presto resi disponibili, si annuncia, “con l’intento di contribuire a onorare la sua memoria, mantenendola viva”.
Una figura che resterà nel cuore di molti. A Milano, ma non solo. Bene lo racconta Nathan Neumann nella testimonianza che pubblichiamo di seguito.
Legami indissolubili
Avevo all’incirca cinque anni quando l’ho conosciuto, forse meno.
Non sono molti gli adulti che ti guardano davvero e di questo i bambini se ne accorgono, se ne accorgono subito. Mi guardava e mi sorrideva con quella sua bellissima folta barba, io mi avvicinai e mi presentai: “Ciao, sono Nathan e questa è la mia fidanzata”. Si vedeva che era divertito dalla scena ma non la sminuì con una semplice risata, si abbassò e fissandomi attraverso gli occhiali mi tese la mano: “Piacere, sono Elia”, io la strinsi. Poi con il dorso della mano mi fece un buffetto, il legame si era già saldato.
Era appena arrivato a Trieste e questo episodio lo abbiamo rievocato più volte negli anni. Alle elementari attendevo con gioia le sue lezioni e vederlo arrivare era sempre una festa. Insegnava, spiegava, raccontava barzellette, tirava fuori mille aneddoti personali e familiari e faceva delle fantastiche imitazioni.
Dopo la lezione di storia ebraica ci faceva fare dei disegni e gli faceva molto ridere il fatto che io disegnassi Abramo, Isacco e Giacobbe con cintura e fibbia.
Ai bambini piace la magia ed il rabbino Elia Richetti era un po’ un mago. Le tasche della sua giacca nascondevano sempre mille meraviglie. La mia passione per le penne è certamente “colpa” sua… Ne avrà avute almeno una dozzina in quelle tasche e tutte con una funzione ben precisa. Tra queste una penna telescopica che poteva servire anche per indicare delle cose alla lavagna o su una carta geografica (molti anni dopo ne trovai una in un negozio per mia somma gioia). Era anche Sofer (Scriba) e spesso ci incantava scrivendo in maniera meravigliosa.
Ma la magia più grande era la sua voce, irresistibile e coinvolgente. Quando cantava si esprimeva con tutto il suo cuore. Non è per niente facile, in particolar modo se uno fa il Cantore tutti i giorni, più volte al giorno. Le sue parole e le sue note non erano mai “buttate via” ma sempre intrise di Intenzione, di Kavannà e questo si percepiva.
In terza elementare mi insegnò a recitare la Minchà di Shabbat (la preghiera del Sabato pomeriggio): il bambino più piccolo recitava una parte ed un ragazzino di almeno 13 anni recitava ciò che doveva essere letto da un adulto. Qualche anno dopo io avrei avuto il ruolo del ragazzino più grande ed Ishai Richetti (il figlio maggiore del rav) quello del bambino più piccolo. Sono eventi che rimangono indelebili per tutta la vita.
L’anno successivo mi insegnò la Haftarà di Ki-Tavò ed impreziosì l’evento raccontandomi quanto quella Haftarà fosse stata importante nella sua vita.
Registrò di tutto e per tutti, le sue cassette con le registrazioni sono tra le pochissime cassette che ho conservato negli anni. Tra queste i due nastri con la parashà del mio Bar Mitzvah che, a D. piacendo, useremo nuovamente tra 9 anni quando Beniamino farà il Bar Mitzvah. Io credo che la maggior parte delle famiglie della Comunità ebraica di Trieste che partecipavano attivamente hanno posseduto (e molto probabilmente possiedono) almeno una cassetta registrata da rav Richetti.
La registrazione più recente risale a giugno scorso quando gli chiesi se poteva registrarmi la Haftarà che avrei letto il giorno del Bar Mitzvah di mio figlio David.
Una dote straordinaria…
Soli venti minuti dopo la mia telefonata vedo arrivare su WhatsApp la registrazione in un vocale. Questo vuol dire che semplicemente ha aperto il libro ed ha cantato, senza esitazioni, senza errori, con precisione assoluta e senza saltare alcuna variazione melodica. Ovviamente con il rito triestino, ma se gli avessi chiesto per assurdo un altro rito, lo avrebbe fatto ugualmente.
Mi rendo conto che questo non è replicabile, nessuno che io conosca è in grado di farlo ed oggi, purtroppo, viene semplicemente a mancare. Abbiamo perso il massimo esperto di liturgia ebraica in Italia, credo di poterlo affermare senza troppi dubbi.
Osservo la Ketubbà del mio matrimonio scritta di suo pugno e le meravigliose decorazioni disegnate a mano dalla figlia Nurith, è semplicemente un capolavoro. Elia e la sua famiglia ci sono sempre stati in tutti gli eventi della mia vita (gioiosi e meno gioiosi) e percepisco una grandissima gratitudine. Non è scontato che un rabbino, solo perché è rabbino, si comporti in questo modo e con tale dedizione e disponibilità. Sia per tutti noi (rabbini e non rabbini) d’esempio.
Un paio di settimane fa sono entrato alla libreria delle suore Paoline per comprare un volume e una suora si è rivolta a me raccomandandomi: “Mi saluti il rabbino Richetti se lo sente, quando passava di qua di venerdì con i fiori in mano per la moglie ci salutava sempre!”. Quanti anni saranno passati da quella volta? 35? 40?
Potrei continuare a lungo ricordando decine di episodi vissuti da bambino e da adulto ma desidero riflettere ancora su un’ultima cosa.
Per quale motivo il rav Elia Richetti è entrato così tanto nella nostra vita e nella vita di tutti lasciando segni così evidenti della sua presenza?
La risposta è per me molto semplice da trovare.
Non solo per le sue “abilità”, per le sue “conoscenze” o “competenze” che sicuramente hanno contribuito al tutto, ma banalmente per la sua autenticità e per il suo buon cuore. Quando vedi un uomo che ci crede davvero, che fa quello che fa perché è autentico e non perché deve farlo, perché ha un cuore grande, allora non puoi fare altro che seguirlo. Seguirlo ed andargli dietro come quei bambini che scendevano le scale della scuola cantando dietro di lui ed arrivavano in portone felici il venerdì all’ora di pranzo.
È il grande uomo che segue le proprie passioni a diventare Maestro, Rabbino, Amico e punto di riferimento per molti, non viceversa.
Grazie di tutto Elia, ci mancherai infinitamente, ti ho voluto un gran bene.
Nathan Neumann
(Nell’immagine, diffusa ieri dal Cdec, rav Richetti sulla tevà del Tempio milanese di via Guastalla assieme a rav Eliezer Coen e rav Kopciowski)